Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Programmazione rallentata e tutto da rifare: la discontinuità didattica dei dirigenti scolastici

Preoccupazione, disorganizzazione, lavori da fare e rifare ogni volta che un docente cambia sede. La discontinuità didattica non crea problemi solo alle famiglie e agli insegnanti, ma anche ai dirigenti scolastici, costretti spesso a organizzare il lavoro e a dover ricominciare poi tutto daccapo. Proseguono i commenti e le riflessioni da parte di docenti, dirigenti scolastici, genitori e operatori del mondo della scuola sul tema del dossier mobilità, recentemente pubblicato da Tuttoscuola. Dagli interventi ricevuti ci rendiamo conto che gli effetti della Legge sulla mobilità ha peggiorato una realtà già complessa e di per sé di difficile organizzazione.

Programmazione rallentata: fare e disfare
Dirigo un Istituto Comprensivo di media complessità – 4 plessi – 886 alunni della provincia bergamasca. Sono molte le storie che posso condividere, tutte relative all’inizio di quest’anno scolastico”. La prima a raccontarci la sua esperienza è una Dirigente scolastica di un Istituto Comprensivo in provincia di Bergamo: “Una prima storia è relativa alla richiesta come organico di potenziamento un docente di matematica per poter “staccare” la docente che è primo collaboratore del DS. I docenti di potenziamento sulla Secondaria di I grado dati, invece, sono uno di educazione fisica e uno di arte. Quindi il primo collaboratore non può avere alcun distacco per supporto al DS. Lo fa, considerando però che ha 18 ore e 3 classi.  Una docente di lettere di ruolo con nomina “chiamata diretta” sulla secondaria di I grado – ci racconta il dirigenteha preso servizio in un plesso, iniziato il lavoro, conosciuto i ragazzi, svolto tutta la parte di impostazione, ma a ottobre se ne è andata con trasferimento al Sud per una cattedra su sostegno (senza specializzazione).  Ai tempi della chiamata diretta per ambiti territoriali – agosto e dentro un arco di tempo strettissimo di pochi giorni – ho emanato avviso di selezione per 3 posti di matematica sulla Sec di I grado. Solo un docente si è mostrato disponibile su tutto un ambito territoriale (molto vasto), che ovviamente pur essendo “conteso” da moltissimi IICC, era già pronto comunque a chiedere trasferimento alle regioni del Mezzogiorno, dal quale proveniva. I posti sono stati coperti da personale di III fascia a ottobre inoltrato, con conseguente rallentamento della programmazione, tamponato nel frattempo con docenti in potenziamento non della disciplina corrispondente. Come potrete rendervi conto la situazione è a dir poco drammaticaconclude – sia dal punto di vista della qualità didattica, che dall’ottica organizzativa e strutturale.

Sembrava un sogno. Ma anche no.
Considerazioni analoghe provengono dal Prof Roberto Tozzi, che dirige un Istituto Comprensivo di Roma.“ L’anno scorso avevamo chiesto e ottenuto otto posti relativi al sostegno, quattro sull’organico di fatto e quattro di diritto. Avevamo lo staff al completo già a fine maggio, ci sembrava un sogno. Purtroppo degli otto docenti che hanno ricevuto l’incarico non ne abbiamo visto neanche uno, perché hanno tutti accettato incarichi provvisori, ma nel loro contesto territoriale. Abbiamo dovuto ricominciare daccapo.” 

Continuità didattica
Certamente il problema della continuità ha origine profonde nel nostro sistema scolastico. A ricordarcelo è il Prof. Raffaele Suppa,  Dirigente Scolastico del Liceo Classico e Liceo Artistico di Vibo Valentia. ” La continuità didattica e la stabilità del personale docente sono problematiche che hanno interessato le scuole nell’ultimo ventennio e non solamente una conseguenza delle modalità di applicazione del piano di assunzione straordinario.  Basterebbe ricordare quanto accadeva negli anni precedenti: successivamente alla comunicazione da parte dell’ufficio scolastico regionale dell’organico di fatto alle istituzioni scolastiche, prima dell’inizio del nuovo anno, si espletavano trasferimenti, assegnazioni provvisorie, assegnazioni part-time e altre autorizzazioni alla fruizione di diritti riconosciuti al personale docente, arrivando così, quasi sempre, a ridosso del periodo natalizio prima di completare le nomine su tutti gli spezzoni orario residui. Senza dimenticare la fantasia creativa con cui venivano e vengono utilizzati tutti gli strumenti contrattuali a disposizione dei docenti. Ciò comportava, quasi ovunque, che le scuole operassero con l’orario provvisorio per il primo trimestre. Tale problematica si presentava ogni anno e per tanti studenti la continuità restava una chimeraDobbiamo evitare che nella scuola prevalga la logica esclusivamente dell’interesse dei docenti, a discapito del diritto degli studenti di apprendere.”

Il rischio dei “docenti fluidi”
La prof.ssa Lidia Cangemi, dirigente scolastico del Liceo J.F. Kennedy di Roma affronta poi la questione mobilità da un punto di vista più squisitamente didattico: Una delle problematiche collaterali alla mobilità dei docenti riguarda la stessa organizzazione del sistema scuola. Ciascun istituto è chiamato al di là della quotidiana attività didattica, a rispondere efficacemente a servizi fondamentali per le famiglie e a innovazioni sempre più necessarie per avvicinarsi alle esigenze formative dei propri studenti. Esigenze queste – continua la Cangemi – assai compromesse in caso di un corpo docenti “fluido” e mobile, le cui competenze e, soprattutto, i sistemi relazionali siano continuamente in discussione. Per spiegare meglio il concetto, basti pensare alle funzioni strumentali e alle diverse commissioni che si occupano dei vari nodi organizzativi della scuola; ad esempio, il gruppo di docenti delegato al coordinamento dell’area della disabilità e dei disturbi specifici dell’apprendimento, la cui stabilità e empatia risulta fondamentale per fornire un servizio di qualità e per avere un “progetto” di istituto pluriennale e consapevole. Non poter contare su una complessiva stabilità del corpo docenti significa, in fondo, far fallire l’idea di una possibilità di una reale pianificazione delle scuole con prospettive ad ampio raggio, con ‘visioni’ di futuri possibili, con sperimentazioni metodologiche, didattiche e formative. Bisogna auspicare che le scuole non siano condannate, in fondo, ad una ‘navigazione a vista’ di anno in anno o, nei peggiori dei casi, di settimana in settimana.”

 

 

 

 

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