Dirigenti scolastici: quando armonizzare non significa perequare la retribuzione

Nel corso del confronto presso il Miur in vista della predisposizione dell’atto di indirizzo per il rinnovo dei contratti per il comparto scuola, si è parlato anche del rinnovo del contratto della dirigenza scolastica.

Ne ha fatto breve cenno la segretaria Gissi della Cisl scuola che ha espresso apprezzamento del Ministero per l’impegno a muoversi in direzione di una progressiva armonizzazione della retribuzione all’interno dell’area del comparto.

La parola armonizzazione – se capiamo bene – non è però riferita a tutta la dirigenza pubblica, per la quale la sperequazione a danno dei dirigenti scolastici è grosso modo di 60 a 100 (il gap da armonizzare è, quindi, pari a 40), bensì a quella del comparto cha comprenderà da prossimo rinnovo contrattuale oltre alla scuola, anche l’Università, la Ricerca e l’Afam.

Si tratterebbe di un’armonizzazione interna a questo nuovo comparto, ben lontana da quella perequazione rivendicata giustamente dai dirigenti scolastici che chiedono un trattamento economico di pari considerazione anche per il carico di responsabilità e di lavoro di gran lunga maggiore a quello di altri dirigenti pubblici.

Per la dirigenza, come hanno ricordato i rappresentanti sindacali, è di grande importanza anche la semplificazione burocratica per i numerosi adempimenti che gravano particolarmente sui capi d’istituto. In proposito, senza scomodare l’atto d’indirizzo per i rinnovi dei contratti, da quasi due mesi presso il ministero dell’istruzione, per volontà del ministro Fedeli, è stato aperto un tavolo di confronto subito dopo la grande manifestazione del maggio scorso dei dirigenti scolastici.

Dieci giorni fa vi è stato il sesto incontro per la semplificazione. I temi aperti sono tanti, ma per il momento, nonostante la buona volontà dell’Amministrazione, non si è arrivati ancora a svolte decisive. Un quasi nulla di fatto che potrebbe pesare negativamente sul contratto della dirigenza scolastica per il quale non si prevedono nemmeno significative risorse finanziarie per un credibile salto di qualità verso la perequazione effettiva.