Dipartimenti e comitati scientifici. Perché no?

Negli schemi di regolamento approvati in prima seduta nel maggio e nel giugno scorso per il riordino dei licei e per la riforma degli istituti tecnici e professionali è prevista la costituzione di dipartimenti, quali articolazioni funzionali del collegio dei docenti, per il sostegno alla didattica e alla progettazione formativa, nonché un comitato scientifico, con una composizione paritetica di docenti e di esperti del mondo del lavoro, delle professioni, della ricerca scientifica e tecnologica, delle università e delle istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica, con funzioni consultive e di proposta per l’organizzazione e l’utilizzazione degli spazi di autonomia e flessibilità.

L’introduzione di queste nuove articolazioni collegiali non è condivisa, come si sa, dal Consiglio di Stato che, nell’esprimere il parere sui tre schemi di regolamento, ha dichiarato che “La disposizione suscita perplessità sia con riguardo al rispetto della riserva di legge in materia di organizzazione (con particolare riguardo alla materia dei collegi), essendo estranea all’ambito della delega, sia con riguardo al rispetto dell’autonomia scolastica“.

Le riserve del Consiglio di Stato non riguardano il merito della disposizione, bensì la portata della delega (l’articolo 64 della legge 133/2008 consente anche questo?) e il rischio di ledere l’autonomia delle istituzioni scolastiche.

La stessa presidente della Commissione Cultura della Camera, on. Aprea, nel prendere atto del parere del Consiglio di Stato, aveva prospettato il recupero della disposizione (valutata positivamente) all’interno di una nuova norma di legge di riforma degli organi collegiali.

Da tempo si parla di dipartimenti come articolazione del collegio dei docenti, e vi sono anche scuole che la praticano con buon successo, a quanto sembra.

Sarebbe forse opportuno che la disposizione contenuta negli schemi di regolamento rimanesse, rendendo non vincolante per le istituzioni scolastiche la costituzione dei nuovi organismi, ma lasciata alla loro scelta. Potrebbe essere l’inizio della riforma dal basso degli organi collegiali.