Didattica a distanza: quando ti ricapita di liberarti dalla gabbia delle valutazioni? Riflessioni di un’insegnante

Penso  ci sia sempre un lato positivo.
Più difficile da trovare in alcune situazioni, certamente.
E’ il famoso bicchiere mezzo pieno, quello che  non riusciamo a vedere perché la situazione, oggettiva o soggettiva che sia, ce lo impedisce.

Per rispetto, neppure oso avvicinarmi agli aspetti più drammatici della situazione che stiamo vivendo, quelli che riguardano la sfera della vita e degli affetti. A quelli posso solo rivolgere il mio silenzio.
Della mia professione però sento di poter parlare, anche ora che la vivo in un modo assolutamente inedito;  prima e, mi auguro, ultima volta.

E ne parlo a chi come me sta lavorando tanto, in tanti modi diversi, non tutti famigliari; e quindi si è fatto prendere inizialmente dalla legittima ansia di non farcela, semplicemente perché questo non sembra essere  il mestiere cha ha fatto per tanti anni, quello per cui si è formata, “strutturata” si direbbe oggi.

Il problema è che tutto si è destrutturato di colpo. E anche questo ruolo va ridisegnato.

Lo so, tutto attorno adesso è buio.
 Ma provate ad isolare solo il vostro quotidiano da docenti (avete presente l’effetto “occhio di bue” in teatro?), il quotidiano piccolissimo, fatto di video lezioni e contatti con i ragazzi dai quali siete obbligati a tenere la distanza; ecco, non sentite nel profondo una vocina sottile che vi dice: ma quando ti ricapita?

Quando ti ricapita di essere un’insegnante senza la gabbia delle valutazioni, adesso che puoi permetterti semplicemente di elogiare i ragazzi per lo sforzo che stanno facendo e di stimolarli se arrancano, loro, i più forti sempre in un mondo che arranca?

Quando ti ricapita di liberarti dall’obbligo morale di dare e verificare i compiti, adesso che puoi mettere non al primo, ma all’unico posto il tuo lavoro frontale con gli studenti?

Quando ti ricapita di fare scuola tenendo presente che l’unica logica che regge ora è accompagnarli giorno per giorno, perché non vinca l’angoscia e perché loro sappiano che tu sei lì solo per aiutarli a crescere?

Quando ti ricapita di condividere con gli alunni un percorso di apprendimento che potete ridisegnare insieme, da zero, per farlo vostro e unico in un momento che ricorderete come tale?

Forse non è neppure il bicchiere mezzo pieno, sono solo gocce rimaste sul fondo.
Io però resto qui, nel mio occhio di bue; poi la luce arriva.