Didattica a distanza: il racconto degli studenti di Treviso

di Pietro Panzarino

Il coronavirus ha imposto un dibattito nel mondo della scuola, per adeguare la vita scolastica alla nuova realtà senza precedenti, che ha tenuto lontani dagli edifici scolastici studenti e docenti. Sono state avviate esperienze diverse per individuare le modalità nuove per continuare l’opera educativa. Spesso le esperienze sono nate autonomamente, mettendo in luce positivamente la capacità dei dirigenti e dei docenti  per  tenere vivo il processo di formazione. Ovviamente hanno avuto buon gioco gli istituti, che da tempo erano maggiormente attrezzati all’utilizzo delle nuove tecnologie, anche se tutti, magari con ritmi diversi, si sono adeguati alle nuove esigenze, confrontandosi anche all’interno dei vari territori. Tuttoscuola ha costantemente sviluppato e approfondito le varie sfaccettature con cui bisognava fare i conti.

Alcune istituzioni, comunque, di fronte alla novità, hanno ritenuto opportuno avviare una riflessione sulle modalità con cui è stata vissuta l’esperienza, anche in funzione di un’eventuale riproposizione della dad nel prossimo futuro.

In questo contesto è interessante quanto emerge dal monitoraggio promosso dall’ufficio scolastico provinciale di Treviso che, nel quadro della collaborazione in atto con la Consulta Provinciale Student ha somministrato verso la fine del corrente anno scolastico, un questionario sulla Didattica a Distanza (DAD) a circa 13.000 studentesse e studenti delle scuole trevigiane.

Sono stati coinvolti i seguenti Istituti: IPSIA “Galilei” di Vittorio Veneto, IPSSAR “Beltrame”di Vittorio Veneto, IPSSAR “Alberini” di Treviso, ISIS “Obici” di Oderzo, ISIS “Scarpa” di Oderzo, ISIS “Besta” di Treviso, ISIS “Casagrande di Pieve di Soligo e ISIS “Città della Vittoria” di Vittorio Veneto.

Questa la composizione degli studenti interpellati: 53% dei Licei, 36,6% dei Tecnici e 11,4% dei Professionali.

In riferimento alle classi frequentate sono questi i dati: 21,6% delle prime; 22,3% delle seconde, 21,9% delle terze, 18,4% delle quarte, 15,8% delle quinte.

Questo il riscontro  sul monte ore  giornaliero, trascorso  davanti al PC, per seguire le lezioni, studiare e svolgere i compiti assegnati: meno di 4 ore per il 10,4%; tra 4 e 6 ore il 45,4%; tra 6 e 8 ore il 33,5%; più di 8 ore il 10, 6%.

In riferimento alla valutazione dell’offerta della propria scuola questi i risultati: per niente soddisfatti – o comunque poco soddisfatti – il 30 %, invece il riscontro di soddisfazione è pari ad un 70%, all’interno della quale va sottolineato uno specifico 31% di estrema soddisfazione, espressa da studentesse e studenti partecipanti al questionario.

Alla domanda “condividi il computer con un tuo familiare? Se si, questo comporta difficoltà?” queste le risposte con relative percentuali: il 53,6% non lo ha condiviso, per il 25,2% la condivisione non ha comportato difficoltà, per il 21,1% invece ha comportato difficoltà.

Alla richiesta: “Hai mai avuto difficoltà  a seguire le lezioni a causa della connessione internet?”, sono seguite queste le risposte:

il 37% ha dichiarato di non aver mai avuto alcuna difficoltà di connessione, il 28.8% ha lamentato una difficoltà altalenante, rispetto alla rete domestica di WiFi, invece il 34,2%  ha lamentato una pressoché costante difficoltà a connettersi da casa … ed in tal senso dichiaratamente impossibilitati a seguire le varie attività online.

All’ultimo quesito di carattere generale, se “la didattica a distanza possa sostituire  la scuola tradizionale?” ecco le risposte: Si il 4,6%; in parte per il 14,4%; solo per certe determinate attività e discipline per il 15,2%; per il 43,1% solamente per situazioni emergenziali, come il Covid 19; No  per il 22,7%.

Il responsabile del progetto provinciale, il prof. Nicola Zavattiero ha voluto sottolineare come “L’idea di promuovere tale specifico questionario sulla DAD è nata i mesi scorsi da un inevitabile confronto in epoca di emergenza sanitaria con il coordinamento regionale delle Consulte, grazie ad uno stimolo giunto dal Coordinamento Nazionale, proprio per provare a fotografare tale realtà in divenire.

Il riscontro delle studentesse e studenti della Consulta Provinciale di Treviso ha evidenziato il concreto interesse, quale autoanalisi propositiva e costruttiva, vivendo la Scuola come un luogo importante – ed in tal senso insostituibile – entro cui crescere insieme, a fronte di Valori condivisi.

I nostri giovani hanno dimostrato ancora una volta di essere all’altezza della situazione, agendo sinergicamente, vivendo i problemi e le criticità quotidiane come delle sempre nuove opportunità di crescita e di confronto entro un mondo Scuola effettivamente ispirato ad un principio di inclusione senza tempo, dove la persona possa e debba saper fare la differenza, con intramontabile entusiasmo, convinti che il meglio debba ancora venire”.

Su tutta l’operazione la dr. Barbara Sardella, dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale ha chiosato:

“È stato un anno particolare, che ha messo a dura prova sia gli studenti che i docenti, costringendoli ad adattarsi ad una realtà di scuola mai sperimentata prima e, soprattutto, in pochissimo tempo.

Le scuole hanno dovuto attivare piattaforme informatiche mai utilizzate prima (fatta eccezione per alcune scuole superiori ); mettere in atto modalità didattiche di cui mai si erano sperimentati gli effetti in termini di ricaduta sugli apprendimenti degli studenti.

Tante scuole hanno dovuto, dall’oggi al domani, adottare dei codici etici che disciplinassero il comportamento degli alunni durante le lezioni a distanza; tanti dirigenti scolastici si sono dovuti prodigare, personalmente, per recuperare studenti che avevano completamente interrotto i rapporti con i loro docenti e con i loro compagni, al fine di non lasciare indietro nessuno.

Naturalmente non tutte le scuole hanno viaggiato alla stessa velocità, in quanto molto è dipeso da vari fattori, quali la strumentazione digitale, la disponibilità e la flessibilità dei docenti, il background degli studenti e delle famiglie, ma quasi tutte hanno messo in atto quelle strategie per evitare l’effetto più pernicioso che il periodo di lockdown poteva portare con sè, ovvero l’emarginazione sociale e l’impoverimento culturale e relazionale dei nostri studenti. Infatti, nel totale isolamento, forse la scuola è stato l’unico stimolo per questi ragazzi alla cura della propria persona, sia dal punto di vista fisico (per la necessità per esempio di doversi presentare davanti ad una telecamera) sia dal punto di vista intellettuale e culturale.

Gli esiti di questo monitoraggio, che possono considerarsi un primo feedback su quanto accaduto in questi quattro mesi, non possono che inorgoglire i docenti della scuola trevigiana, in quanto, seppur emergono, naturalmente, delle criticità (es. difficoltà di connessione, mancanza di device sufficienti per tutta la famiglia ecc), risulta che i ragazzi hanno apprezzato quanto messo in atto dalle scuole, comprendendo che questa modalità di fare didattica, seppur non possa mai sostituire quella in presenza, tuttavia potrà continuare ad affiancarla, cogliendo in essa una valida opportunità per sviluppare nuove competenze.

Questa esperienza dunque ci ha fatto comprendere ancora di più che non è possibile prescindere da una seria formazione digitale dei docenti, dalla implementazione della dotazione informatica delle scuole, dall‘investimento in nuove metodologie di apprendimento, che costituiscono importantissime risorse per una scuola innovativa e che guarda seriamente al futuro. Non deve infatti meravigliare se qualche studente solo in questo periodo ha acquisito competenze digitali basilari, come ad es. quella di inviare una mail o sapere selezionare le notizie utili e attendibili tra quelle presenti sul web, pur essendo dei nativi digitali.

Ritengo dunque che anche questa dolorosa e difficile esperienza abbia lasciato dei risvolti positivi ma anche degli interessanti spunti di riflessione, quale, per es, quello secondo cui la correttezza del comportamento di ciascuno di noi è fondamentale per la salvaguardia stessa del genere umano, di cui in questo periodo, abbiamo sperimentato, purtroppo, la facile vulnerabilità.