Didattica a distanza: 4 ore al giorno connessi con i propri alunni?

* Presidente dell’Associazione Flipnet

La nota ministeriale 388 del 17 marzo ha finalmente fatto chiarezza su come i 700.000 docenti italiani dovrebbero fare didattica in questi giorni. Tale documento ha immediatamente provocato un’alzata di scudi da parte di alcuni sindacati della scuola. Secondo quest’ultimi, i contratti di lavoro non si possono modificare senza consultare le O.S., anche in periodi di emergenza.

Contro il comunicato sindacale, un gruppo di Dirigenti di alcuni Istituti più all’avanguardia, sta raccogliendo firme su un documento che grida “VERGOGNATEVI” e  termina scrivendo: “Siamo stanchi della scuola ostaggio di lobbies sindacali”.

Questo scontro così duro non ha scelto il momento migliore per consumarsi. Da settimane le scuole sono chiuse, i bambini ed i ragazzi si ciondolano a casa fra televisione, smartphone e qualche compito assegnato sul registro elettronico, svolto solo per accontentare i genitori ed ammazzare il tempo. I docenti dopo qualche tentativo su skype spesso abbandonano la presenza in video e si limitano ad assegnare compiti che in pochissimi faranno e subito condivideranno sul gruppo whatsapp di classe. L’Italia è ancora divisa in due con un nord dove già in parte avvezzo a Google Classroom o WeScholl per la didattica digitale ed un centrosud quasi sempre impreparato all’uso del web per insegnare.

Ma torniamo alla nota 388. Anche questa volta viale Trastevere arriva in ritardo: dopo 11 giorni di blocco delle attività in  tutta la penisola passati a cercare aiuto da chiunque sapesse il significato della parola webinar, finalmente arrivano otto pagine autorevoli con una specie di profilo dell’insegnante a distanza, un elenco di cose da fare e cose da evitare ai tempi del coronavirus.

“Il solo invio di materiali o la mera assegnazione di compiti che non siano preceduti da una spiegazione o che non prevedano un intervento successivo di chiarimento, dovranno essere abbandonati” (pag. 3). Più chiaro di così?!

Quindi la didattica si dovrebbe fare con le dirette video o con le videolezioni, con le chat di domande o con i webinar di question-time. Assegnare i compiti e basta è praticamente vietato come uscire di casa con la febbre e la tosse.

Ovviamente quanto ogni docente aveva scritto all’inizio dell’anno nella programmazione va a farsi benedire: qualsiasi cosa prevista a marzo e aprile non potrà essere svolta  nello stesso modo. Verifiche scritte, orali, prove pratiche, interrogazioni, compiti in classe, tutto andrà sostituito ma con che cosa? Teoricamente gli insegnanti dovrebbero programmare webinar, web question time, videoselfie, learning objects, screencast e dopo averli programmati dovrebbero farli veramente. La Nota 388, infatti, recita: “Ogni docente riprogetta in modalità a distanza le attività didattiche, evidenzia i materiali di studio e la tipologia delle interazioni con gli alunni e deposita la nuova progettazione relativa al periodo di sospensione agli atti dell’istituzione scolastica” (pag. 4).

Purtroppo, se tutte le attività da svolgere con internet hanno un nome in inglese, non è per ossequio alla Regina. Queste parole non sono tradotte perché sono quasi sconosciute e quasi nessuno le fa. Come pretendere che 700.000 docenti facciano 4 ore di webinar al giorno se fino a ieri non conoscevano nemmeno il significato del termine. Sappiamo, dai sondaggi svolti sul Gruppo Facebook “La Classe Capovolta”, che forse un 10% – 20% degli insegnanti ha tentato qualcosa ma si è subito scoraggiato. Una docente lombarda ci ha scritto: “Sono stufa di parlare per ore al mio computer sapendo che i miei alunni stanno giocando a Fortnite! Almeno in classe erano costretti a stare attenti. Quando ora interrompo la spiegazione e chiedo se ci sono domande nessuno interviene! Sono diventati tutti dei geni o vogliono solo essere lasciati liberi al più presto possibile?”

Questa docente faceva parte della minoranza che stava seguendo, in preveggenza, le indicazioni della Nota 388. Purtroppo fare lezione online a chi non ha interesse è impossibile: come dice giustamente la collega, se l’insegnante non può vedere lo studente, egli può scegliere se ascoltare o andarsene, lasciando il PC acceso. 

Ci accorgiamo dunque che questa didattica a distanza, nonostante sia l’unica cosa possibile sembra praticamente impossibile per oltre  il 90% dei docenti.

L’associazione Flipnet ha messo a punto una enorme quantità di materiale formativo per docenti che vogliono veramente imparare la didattica spiegata nella Nota 388. Dalle decine di webinar gratuiti ad un corso online molto pratico di 25 ore. Ma solo un centinaio di docenti su 700.000 ha deciso di formarsi in modo sistematico e completo..

Occorreva riformare la scuola 8 anni fa, quando l’avvento globale di internet ha reso di colpo inutile il nozionismo, le interrogazioni, le pagelle, la didattica trasmissiva e la scuola selettiva.

Oggi il Covid-19 ci ha insegnato che tante cose che facevamo spostandoci si possono fare stando a casa. Chissà se, finito questo delirio collettivo, riusciremo a ricordarci che le nuove generazioni hanno bisogno di imparare a comunicare, a risolvere i problemi, a lavorare insieme, ad essere creativi. Speriamo che ci sia servita la lezione per capire che una scuola non amata dagli studenti è proprio la cosa più inutile del mondo.