Delfino (DISAL): Necessario un potenziamento dell’autonomia

Tuttoscuola continua il suo viaggio nel mondo associativo e del sindacato italiano sul tema della dirigenza scolastica

Tuttoscuola presenta il quarto incontro con i responsabili del mondo associativo e sindacale. Al centro di questo nostro percorso troviamo la figura del Dirigente Scolastico e delle principali responsabilità che tale ruolo comporta.Dopo l’intervista a  al segretario generale della Flc-Cgil Domenico Pantaleo, a Giorgio Rembado, presidente dell’ANP (Associazione Nazionle Presidi), e a Giuseppe Tuti segretario della UIL scuola, diamo la parola a  Ezio Delfino, presidente nazionale  Di.S.A.L. (Associazione Dirigenti Scuole Autonome e Libere). Prossimamente sarà il turno di altri responsabili.

Quali sono le cause di debolezza della dirigenza scolastica?

“La non chiarezza di alcune parti della L. 107/2015 crea la sensazione  di  una navigazione a vista in cui il ruolo del dirigente scolastico è reso incerto, problematico e confuso da tante nuove procedure, da vincoli e veti, limitando la possibilità di governare con attenzione l’istituto, non solo per la mancanza di tempo che le incombenze comportano, ma anche da una persistente sovrapposizione di ruoli tra i diversi soggetti della scuola. “

Come si riforma la dirigenza scolastica?

“L’urgenza è quella di una semplificazione delle procedure e maggior libertà di azione.”

La legge 107 è portatrice di una nuova cultura e mentalità nella dirigenza scolastica?

“ll dirigente scolastico è riconsiderato quale figura decisiva chiamata a ‘presidiare’ spazi di libertà di insegnamento, di progettualità, di proposta formativa. Gli sono attribuite responsabilità nella predisposizione del POF triennale e nella assunzione in parte diretta di insegnanti. Si dovranno, però, definire con maggior precisione, gli spazi di responsabilità della nuova dirigenza ed il modello di governance.” 

Regole e vincoli rendono sempre più difficile l’operare dei dirigenti scolastici. Quali norme e vincoli dovrebbero essere eliminati?

“Auspichiamo un potenziamento dell’autonomia delle scuole, il sostegno ad una gestione efficace dell’organico dell’autonomia, l’introduzione di procedure  snelle per la chiamata diretta dei docenti, il riconoscimento di una capacità di gestire la valorizzazione del merito dei docenti, l’introduzione di docenti collaboratori per realizzare un contesto professionale nel quale il prèside possa realizzare un ruolo più incisivo e personale.”

Si potrebbero “spacchettare”le competenze e le responsabilità dei dirigenti scolastici? Come?

“La responsabilità del preside dovrà essere precisata attraverso la Decretazione delegata definendo:  un organo di gestione della singola istituzione scolastica (consiglio di amministrazione) al quale affidare il compito di dare l’indirizzo gestionale, progettuale, finanziario; un’ importante distinzione tra funzioni di gestione del preside da quelle di indirizzo politico nella scuola. La definizione di un modello di middle management ed una ridefinizione dei compiti e dei ruoli degli organi collegiali e partecipativi. L’introduzione di un nucleo esterno di valutatori dell’istituto e del dirigente scolastico che ne considerino, seriamente, l’azione ed i risultati. “

 I dirigenti scolastici si autorganizzano al di là ed oltre  le organizzazioni sindacali e professionali. Perché?

“Dopo l’anno dei presidi ‘sceriffo’ e ‘manager’, un anno di ‘poveri’ presidi che si sono improvvisamente scoperti sopraffatti dalle mille incombenze e discriminazioni; e, inevitabile, l’emergere nella categoria di una difesa corporativa di diritti e tutele – sotto certi aspetti condivisibile – nel momento in cui una legge di stato – la 107/2015 – offre al preside nuovi poteri e nuove (improbabili?) prospettive. “

A che punto è il contratto? Quali le condizioni e le difficoltà da superare? Quali le previsioni?

“Il Governo e il Parlamento destinano risorse per la retribuzione dei prèsidi, ma i fondi previsti non riusciranno neanche a compensare le perdite registrate dal 2011/12 per quanto riguarda le retribuzioni accessorie, mentre lo  stipendio base è fermo dal 2009. I prèsidi dovranno essere riconosciuti per la responsabilità che lo Stato affida a loro di prendersi cura delle generazioni in formazione; essere riconosciuti in una professionalità spesa per realizzare spazi di libertà di insegnamento, di progettualità condivisa, di didattica innovativa. “