Deleghe: guardarsi dall’ossessione normativa

Può la qualità della scuola italiana migliorare attraverso un supplemento di regole sul suo funzionamento? O si deve provare a percorrere la strada opposta, quella di una riduzione e semplificazione di tali regole, puntando su una maggiore autonomia organizzativa, didattica e di sperimentazione delle scuole?

In Italia si è quasi sempre scelto la prima strada, come mostra l’immensa e crescente mole dei repertori di legislazione scolastica, e anche la ‘Buona Scuola’ – una legge complessa, da otto a dieci volte più lunga di altre pur importanti leggi, come quella sulla scuola media unica, la 477 (Malfatti) o la riforma Moratti – è avviata nella stessa direzione, come testimoniano gli schemi degli otto decreti legislativi varati dal Consiglio dei ministri lo scorso 14 gennaio.

Non è da escludere peraltro che dall’esame parlamentare di tali schemi, e anche dal confronto in atto tra il ministro Fedeli e i sindacati, escano ulteriori indicazioni che il Governo potrebbe accogliere rendendo i testi ancora più ponderosi. È la strada giusta? Secondo un critico della Buona Scuola, animato però da spirito costruttivo, come il senatore del Pd Walter Tocci (che fu tra i pochi ad abbandonare l’aula per non votare la legge), certamente no: un suo libro della fine del 2015 (La scuola, le api e le formiche, Donzelli editore), che aveva come sottotitolo “Come salvare l’educazione dalle ossessioni normative”, sosteneva che la scuola, intesa come comunità di base vitale e creativa, non poteva che essere danneggiata dalla gabbia di minuzie regolamentative nella quale i diversi governi, anche di segno opposto, l’avevano progressivamente richiusa. Un’analisi per molti versi condivisibile.

C’è da auspicare che la svolta in senso partecipativo impressa dal governo Gentiloni-Fedeli alla gestione della Buona Scuola, già implicitamente avviata con l’autocritica sulla legge fatta dallo stesso Renzi prima del referendum, si traduca in un recupero di fiducia negli insegnanti e nel loro protagonismo. Per andare in questa direzione non servono però altre norme, anzi, al contrario, ne servirebbero di meno, mentre andrebbe rilanciata la mission della scuola come istituzione: valorizzare i talenti, promuovere l’inclusione, aprirsi all’innovazione.