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Deleghe Buona Scuola, decreto Inclusione: 100 organizzazioni ne chiedono il ritiro

Niente da fare, lo schema di decreto sull’inclusione pare proprio che piaccia davvero a pochi, tanto che ieri, 23 febbraio, c’è stato un presidio in piazza Montecitorio. Ben 100 organizzazioni ne chiedono il ritiro, per il Movimento 5 Stelle addirittura bisognerebbe stracciare la delega. Intanto il Pd sembra che si sia messo all’ascolto: “Abbiamo già accolto le richieste delle associazioni“. 

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Siamo al fianco della rete di associazioni che ha manifestato a Piazza Montecitorio contro i decreti attuativi delle deleghe alla Buona scuola. Docenti e genitori che chiedono l’adozione dell’unica azione accettabile: queste misure vanno ritirate. La più odiosa tra queste deleghe è certamente quella sull’inclusione. In piazza c’erano genitori con le lacrime agli occhi per un provvedimento che rischia di riportarci indietro di decenni rispetto all’approccio culturale nei confronti della disabilità. Questo provvedimento sancisce che i bilanci degli istituti vengono prima dei diritti“. È quanto hanno affermato i parlamentari del Movimento 5 Stelle in Commissione Cultura di Camera e Senato. “Il decreto sull’inclusione scolastica è un vero e proprio attacco al diritto allo studio, che resta sulla carta ma viene sempre più svuotato di senso. Ricordiamo alcuni dei passaggi previsti da questa misura, che non esitiamo a definire ignobile: gli studenti che non hanno una disabilità grave certificata rischiano di perdere le ore di sostegno – hanno aggiunto -. Le ore di sostegno saranno decise da un Gruppo di Inclusione Territoriale (GIT), composto principalmente da dirigenti scolastici che non avranno conoscenza diretta dei singoli alunni e dei loro bisogni. Contrariamente a quanto avveniva fino ad oggi, le classi con studenti con disabilità potranno essere composte da più di 22 studenti. Ci saranno ancora decine di migliaia di posti di sostegno che continueranno a restare scoperti, perpetrando i cronici scompensi della continuità didattica. L’approccio per valutazione diagnostico – funzionale degli studenti sarà affidata a commissioni composte da medici e, dunque, viene a cadere la compartecipazione fondamentale di famiglie, educatori, pedagogisti, psicologi assistenti sociali. Ce n’è abbastanza per chiarire come stiamo parlando di un provvedimento non solo iniquo, ma che dimostra anche una disarmante approssimazione e ignoranza nell’approccio verso la disabilità. A Pd e compagnia la dura lezione della Buona scuola non è bastata, vogliono inimicarsi definitivamente studenti, genitori, e insegnanti“.

Ma il Partito democratico risponde: “Molte delle richieste che giungono dal mondo dell’associazionismo delle famiglie delle persone con disabilità sono state già accolte. Abbiamo audito 75 tra associazioni e categorie e stiamo prevedendo ulteriori modifiche alle deleghe per quanto riguarda il percorso di certificazione, la garanzia del ruolo delle famiglie nella costruzione del piano educativo individuale e sul numero degli alunni per classe. Stiamo lavorando nelle commissioni Cultura e Affari sociali, ma anche in una serie di commissioni congiunte, ad ulteriori rivisitazioni. Il Parlamento, da questo punto di vista, deve svolgere la propria funzione di porre osservazioni e condizioni al testo del governo. Chiederne il ritiro non porterebbe ad alcun tipo di miglioramento, mentre moltissime associazioni ci chiedono di proseguire in questo lavoro capillare. Ci prenderemo tutto il tempo necessario“. Ad affermarlo in una nota congiunta le deputate del Pd Simona Malpezzi della Commissione Cultura ed Elena Carnevali della Commissione Affari sociali.

E mentre in Commissione si discute, in piazza Montecitorio si protesta. Tutte le organizzazioni della Rete dei 65 movimenti hanno ”rifiutato di partecipare alle audizioni indette in fretta e furia del Miur per cercare di legittimare a posteriori, con un verniciatura superficiale di dialogo democratico, un processo che ha escluso la società civile dalla formulazione dei decreti”, ha dichiarato Leonardo Alagna, sociologo e insegnante di sostegno, direttore dell’Osservatorio Diritti scuola che coordina la Rete. ”Siamo disponibili a un incontro, ma solo per spiegare alla Ministra perché il decreto sul sostegno va ritirato e avviare un vero processo di consultazione“. 

Rispetto alla legge 104 del 92 questo decreto rappresenta un passo indietro clamoroso, perché affida qualsiasi decisione in merito al piano di assistenza cui ha diritto un/a studente disabile a una commissione essenzialmente di tipo sanitario, dalla quale sono esclusi genitori, famiglie, e tutti i professionisti che hanno un contatto diretto con lo studente”, spiega l’avvocato Maurizio Benincasa dell’associazione 20 novembre 1989, che rappresenta 500 famiglie con persone disabili. ”Inoltre, subordinando il tipo di assistenza alla disponibilità delle risorse, rende di fatto quelli che nella legge 104 si configurano come diritti consustanziali al riconoscimento della condizione di disabilità grave o lieve, vale a dire il trasporto, l’assistenza alla comunicazione, l’assistenza igienico-sanitario e l’insegnante di sostegno, alla valutazione di una commissione che deve però rispettare vincoli di bilancio”, conclude l’avvocato. 

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