Decreto valutazione: i numeri sono renziani e le lettere orlandiane?

Ancora pochi giorni per integrare i testi, tenendo conto delle proposte delle Commissioni parlamentari, poi gli otto decreti legislativi, in attuazione della delega della 107/15, lasceranno il Miur per approdare a Palazzo Chigi dove venerdì prossimo, 7 aprile, il Consiglio dei Ministri li approverà in via definitiva. Quasi tutti sono sostanzialmente pronti, ad eccezione, a quanto sembra, di quello sull’inclusione degli alunni disabili e dell’altro sulla valutazione.

Decreto valutazione, numeri Vs lettere: ancora aperto il confronto

In particolare su quest’ultimo, relativamente agli alunni delle scuole del I ciclo, è tuttora aperto il confronto tra i fautori della valutazione in numeri (come da sempre avviene negli istituti secondari di II grado) e i sostenitori della valutazione con lettere. Come molti ricordano, nei mesi scorsi sembrava certa la scelta della valutazione in lettere che avrebbe sostituito quella con numeri reintrodotta nel 2009 dalla riforma Gelmini. Invece, tra la sorpresa di molti, lo schema di decreto sulla valutazione, presentato il 17 gennaio scorso dalla nuova ministra, aveva confermato i numeri.

Andrea Orlando preferisce le lettere…

I fautori della valutazione in lettere, presi in contropiede, non si erano però arresi (ne è riprova la proposta venuta dal Parlamento di introdurre le lettere in via sperimentale). Sembra che proprio in Consiglio dei Ministri, quando era stato presentato quello schema, ad esprimere contrarietà ai numeri e preferenza per le lettere sia stato il ministro della Giustizia (e candidato segretario alle primarie del PD) Andrea Orlando.

Numeri o lettere: decideranno le primarie?

Nei corridoi del ministero dell’Istruzione, dove si dovrebbero scrivere le modifiche al testo, si sintetizza ironicamente questa divergenza così: i numeri sono renziani, le lettere sono orlandiane. Se le cose stanno così, saranno le primarie del PD a decidere. La Fedeli, accerchiata da numeri e lettere ma obbligata a decidere, ne valuterà il peso politico prima ancora del merito e della loro applicazione.