Decreto scuola: la formazione sul coding è obbligatoria

Lo avevamo già anticipato nei giorni scorsi, lo ribadiamo oggi: l’emendamento che inserisce il coding tra le metodologie didattiche da acquisire nell’ambito dei crediti formativi o durante il periodo di formazione e prova legato al concorso, proposta dall’onorevole Valentina Aprea (Forza Italia), è nel testo del decreto scuola approvato alla Camera nei giorni scorsi e che ora deve avere anche l’ok del Senato. Si tratta dei 24 CFU in discipline pedagogiche e metodologie didattiche che costituiscono titolo di accesso al concorso ordinario. Crediti questi che dovranno essere acquisiti anche dai docenti del concorso straordinario secondo quanto già previsto dal testo del decreto scuola del 30 ottobre 2019. 

Leggi cosa prevede nel dettaglio l’emendamento sul coding

Queste le parole con cui l’onorevole Aprea ha illustrato l’emendamento sul coding alla Camera:

“Si tratta, colleghi, di una svolta epocale nel momento in cui deliberiamo l’assunzione di 48 mila docenti – ha detto Aprea – epocale nel senso letterale del termine, poiché rimanda alla caratteristica della nostra epoca che è digitale, diversamente dal secolo scorso; ed è una norma che per la prima volta nella legislazione scolastica italiana non rimanda alla didattica digitale né con caratteristiche sperimentali né con riferimento solo ad alcuni docenti specialisti con competenze di tipo tecnologico, ma è finalizzata ad assicurare a tutti i docenti della scuola italiana, proprio tutti, le competenze dei docenti del terzo millennio”.

“Vorrei ricordare – ha aggiunto Aprea – che il nostro Paese, per ritardi di diversa natura, assenza di visione, non riuscirà a rispettare gli impegni presi in sede europea rispetto alla strategia Europa 2020, che include, come è noto, l’Agenda digitale europea 2020, una strategia per una crescita intelligente, sostenibile, inclusiva che prevede al punto 6 il miglioramento dell’alfabetizzazione, delle competenze e dell’inclusione appunto nel mondo digitale”.

“A fronte di questi obiettivi, che altri Paesi raggiungeranno nell’ormai prossimo anno 2020 – ha concluso la parlamentare di FI – l’OCSE nel rapporto Outlook 2019 ha evidenziato che ben il 75,2 per cento dei docenti italiani necessitano di una maggiore formazione in materia di ICT, risultando per questo la peggior performance dell’OCSE. Sempre l’OCSE ha per questo fissato in 15 anni il digital divide che separa l’Italia dagli standard della scuola europea. Insomma, in Italia per lasciare in una zona comfort i docenti della scuola italiana, che trascinano i modelli di insegnamento e apprendimento del Novecento nell’era digitale, stiamo rubando il futuro ai nostri giovani”.