Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Da dove viene il deficit ortografico delle matricole universitarie di oggi?

Sono almeno una decina gli atenei italiani che hanno attivato corsi rapidi di educazione ortografica e sintattica per le matricole di quest’anno, dopo aver constatato una crescente, diffusa e preoccupante condizione di deficit ortografico-sintattico degli studenti universitari.

Indubbiamente i codici comunicativi attuali dei giovani inducono sempre meno attenzione al linguaggio scritto e ai suoi codici formali. Ma c’è un diretto rapporto tra la condizione di questi giovani ventenni di oggi e la loro preparazione scolastica relativa ai livelli di competenza ortografica e sintattica?

Questi 19-20enni di oggi hanno lasciato la scuola elementare circa dieci anni fa, dopo averla frequentata per il secondo quinquennio degli anni ’90. Come loro, anche gli studenti che negli ultimi anni le università hanno trovato con gravi carenza ortografiche, vengono da quel periodo di scolarizzazione.

In quel periodo la scuola elementare, che peraltro ha sempre primeggiato (prima e dopo) nelle classifiche internazionali, era entrata nel pieno dell’era dei moduli. Ci può essere un rapporto tra quella formula organizzativa e il livello finale di preparazione?

Difficile dirlo e dimostrarlo. Tuttavia, oltre al modello organizzativo, quelli erano i tempi in cui, messi da parte le regole ortografiche, gli eserciziari, i dettati e la cura dell’ortografia, si premiava (giustamente) l’originalità, il pensiero divergente, la creatività, l’espressività.

Gli aspetti formali, che per molto tempo avevano soverchiato quelli di contenuto, in quel periodo sono stati considerati meno importanti o, a volte, mortificatori dell’espressione personale e originale degli alunni. E hanno perso importanza. L’organizzazione modulare, aprendosi a nuove discipline e linguaggi, ha sottratto, forse, tempo e maggiore attenzione a questo aspetto “secondario”.

È una mera ipotesi, più che altro un indizio, ma che merita di essere approfondita. Va anche tenuto conto, d’altra parte, che la legge 148/90 di riforma delle elementari ha portato all’estensione del tempo didattico, delle aree di intervento disciplinare e dei docenti proprio per rispondere alle nuove esigenze e bisogni formativi. Questo potrebbe far pensare che il problema più che alle elementari nasca nella mancanza di continuità con la media. Basti pensare che con il passaggio alla media viene abbandonata la collegialità del team docente che garantisce la programmazione degli interventi educativi ed assunta una didattica disciplinarista per cui ogni docente è attento solo alla sua disciplina con scarso coordinamento con gli altri se non negli scrutini.

Siamo nel campo delle ipotesi, tuttavia una seria ricerca educativa dovrebbe essere svolta per capire come mai si arrivi a risultati così disastrosi per un numero troppo elevato di studenti.

Forgot Password