Costituzione ignorata. Quando il concorso diventa una variante indifferente

Lo scandalo della Regione Marche, dove la Guardia di Finanza ha denunciato 53 dirigenti per avere stabilizzato a tempo indeterminato 776 dipendenti, eludendo la norma costituzionale che prevede l’ingresso alle dipendenze della pubblica amministrazione per concorso, richiama ancora una volta la situazione della scuola statale dove già da diversi anni, attraverso le GAE, sono entrati in ruolo e continueranno ad entrarvi migliaia di docenti che non hanno mai affrontato o superato un concorso.

Diversi anni fa, quando le graduatorie ad esaurimento erano ancora graduatorie permanenti, per entrarvi occorreva avere superato un concorso (senza vincerlo) e avere prestato una certa quantità di servizio come supplente.

Poi, con interventi legislativi straordinari, il requisito vincolante del concorso è stato cancellato, come non è più stato richiesto nemmeno un minimo di servizio da supplente.

Per essere iscritto in graduatoria, diventata nel 2007 ad esaurimento, è stata richiesta soltanto l’abilitazione all’insegnamento, come dimostra la nota questione dei diplomati magistrali espulsi (per il momento) dalle Gae per effetto di una sentenza del Consiglio di Stato.

Ovviamente l’abilitazione non è equivalente a un concorso, ma il Parlamento compiacente ha reso ordinario quello che la Costituzione all’art. 97 prevede come straordinario, trasformando la riserva di legge in situazioni normale.

L’art. 97 dispone che Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge.

Forse molte famiglie e molti studenti non lo sanno, ma in cattedra, accanto a tanti docenti che hanno superato con merito un concorso, siedono anche altri insegnanti (non pochi) che non hanno mai dovuto dimostrare ad una commissione esaminatrice di possedere i requisiti professionali per insegnare. Caso mai diversi di loro se la cavano bene in cattedra, ma la Costituzione prevede(va) che la loro capacità professionale venisse accertata prima di sedere in cattedra e, soprattutto,  prevede(va) l’affrontamento e superamento di una selezione d’ingresso, in competizione per merito con altri, come prevedono normalmente i concorsi e la Costituzione.