Contributi scolastici volontari, se parte la rivolta…

Dopo la denuncia dell’Adiconsum, ecco la rivolta contro i contributi volontari chiesti dalle scuole. A invitare a non pagarli sistematicamente sono i ragazzi di un collettivo romano, denominato Senza Tregua. L’appello rivolto ai genitori per ora si basa sui soli dati riferiti a Roma, ma non è escluso che l’iniziativa possa estendersi ad altre città. Secondo i ragazzi del collettivo infatti, con il versamento di questa quota “si giustificano i tagli del ministero“. E a Roma la media da pagare è di 113,50 euro a studente. Ma si può arrivare a picchi di 200 e oltre.

A fronte dei continui tagli operati in questi anni dal ministero e della mancata restituzione delle somme anticipate dalle scuole, per il pagamento di supplenze, missioni, esami di stato, a dei fondi per il funzionamento didattico ed amministrativo le scuole sono costrette a fare cassa con i soldi delle famiglie – spiega Alessandro Mustillo, di Senza Tregua –. La media del contributo richiesto all’iscrizione è di 113,50 euro, variando da 60 a 300 euro. I casi più eclatanti sono costituiti dagli istituti alberghieri. All’Ipssar Peregrino Artusi di Roma si varia a seconda dell’anno da 160 a 200 euro. Al Tor Carbone, sempre istituto alberghiero, il contributo richiesto è di 240 euro che sale a 300 per gli studenti ripetenti. Decisamente sopra la media anche l’Istituto Gioberti, in cui, a seconda degli indirizzi, si va dai 100 ai 200 euro. 120 euro pagheranno invece le famiglie degli studenti di Nomentano, Hertz, Alberti, Colonna, Keplero, Newton, Pasteur, Vivona“.

Il contributo, nato per il pagamento dell’offerta formativa e di servizi in più rispetto a quelli garantiti dallo Stato, si è trasformato, secondo il collettivo romano, nella maggiore fonte di sostentamento delle scuole. C’è da dire che negli istituti tecnici e professionali è previsto un contributo per i laboratori. Ma secondo gli studenti si paga troppo: “Se si analizzano i dati alla fine degli anni ’90 la media dei contributi richiesti dalle scuole si aggirava sull’equivalente degli attuali 30/40 euro. Oggi con una media di 113,5 euro (a Roma, NdR) in poco più di dieci anni l’aumento è stato del 300%”. E ora scatta la ‘rivolta’ con l’invito a non pagare i contributi per non “coprire i tagli inferti dal ministero“.

Secondo il collettivo “in tutte le circolari inviate in questi giorni alle famiglie da parte delle scuole per il pagamento del contributo si omette di ricordarne il carattere volontario. Dalla nostra inchiesta risultano moltissime scuole in cui si sono verificate pressioni sugli studenti per il pagamento del contributo, convocazioni da parte dei dirigenti scolastici, minacce di non mandare gli studenti in gita, o di non assicurare servizi essenziali“.

Per questo il collettivo invita le famiglie “a non pagare” perché “in questo modo si fornisce un alibi al ministero per continuare a diminuire progressivamente l’ammontare dei finanziamenti alla scuola pubblica. La nostra Costituzione prevede la gratuità della scuola dell’obbligo, pertanto la prassi di richiedere contributi che vadano a coprire spese essenziali per il funzionamento della scuola, e non accessorie come quelle dell’offerta formativa, è da considerarsi del tutto illegittima ed anticostituzionale“.