Contributi delle famiglie: luci ed ombre della nota ministeriale

Sull’annosa questione dei contributi richiesti alle famiglie da parte delle scuole è intervenuta ieri una nota (prot. 312 del 20 marzo) del Dipartimento per l’istruzione del Miur che, anche a seguito di alcuni episodi estremi citati dalla cronaca, ha cercato di chiarire gli aspetti controversi del problema.

Vi sono due aspetti positivi richiamati dalla nota: servono trasparenza e rendicontazione nella gestione dei contributi da parte delle scuole.

Vi è invece un silenzio, forse involontario, su un aspetto del problema che rischia di ingenerare dubbi e opposizione. Perché non dire che la richiesta del contributo è pienamente legittima?

Da 1° settembre 2000, con l’autonomia scolastica, sono stati abrogati gli articoli 143 e 176 del Testo Unico sull’istruzione che vietavano alle scuole di richiedere contributi di qualsiasi genere. Caduto il divieto, la richiesta di contributo è pienamente legittima. E questo va detto alle famiglie destinatarie del messaggio ministeriale per fugare qualsiasi valutazione malevola verso le scuole.

Spetta dunque all’istituzione scolastica, attraverso delibere dei suoi organi collegiali, decidere se, come, quanto e perché chiedere contributi alle famiglie. E rendere pubbliche queste decisioni.

Non spetta certamente al singolo genitore, a nostro parere, scegliere, come sembra indicare la nota ministeriale (decidere, in maniera consapevole, di contribuire soltanto ad alcune specifiche azioni), su quali voci far convergere il proprio contributo deciso dall’organo collegiale della scuola (di cui fanno parte anche rappresentanti dei genitori): questo sì, questo no, in una specie di contrattazione mercanteggiante del contributo.

La nota ministeriale non chiarisce completamente, a proposito dell’obbligatorietà del contributo, se la delibera della scuola vincola le famiglie. In proposito ci sono scuole di pensiero diverse. 

Al di là di tutto questo c’è comunque un problema di fondo che la nota ministeriale ha tranquillamente eluso. Perché le scuole chiedono alle famiglie contributi non indifferenti? Non sarà per caso che proprio dal Ministero arrivano in maniera insufficiente e tardivi i finanziamenti necessari per la sopravvivenza delle scuole, compresi quelli per il funzionamento amministrativo, come, ad esempio, i fondi per i pagamenti delle supplenze e altro?