Consultazione sì, concertazione no. Ad una svolta le relazioni sindacali?

Mentre la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, annunciava il ricorso alla piazza se la manovra non sarà equa, il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, oltre a condividere nel merito la critica ai contenuti della manovra, esprimeva grande preoccupazione anche per una questione di metodo che può diventare sostanziale.

Ha ringraziato per l’invito ad un incontro con il governo per una preliminare consultazione sulle linee principali della manovra, ma si è dichiarato decisamente contrario ad un solo rapporto informativo che escluda una concertazione tra le parti per arrivare a condividere le decisioni.

Il governo tecnico Monti sembra intenzionato a mettere in atto quello che numerosi governi politici in passato non hanno mai voluto o potuto fare nei momenti delle decisioni di grande rilevanza sociale: escludere, cioè, le parti sociali dalle scelte di fondo che riguardano i lavoratori-cittadini.

Consultazione sì, concertazione e trattativa prima delle decisioni finali, no. Se questa è la linea Monti, la Cisl (ma anche gli altri sindacati) dicono di no, perché vogliono contare e concorrere, come è sempre stato fatto per tanti anni.

Si dice che all’inizio del penultimo governo Berlusconi l’allora neo-ministro dell’istruzione Letizia Moratti, durante uno dei primi consigli dei ministri, abbia dichiarato la sua contrarietà a quella concertazione preventiva con i sindacati che costringeva il governo a concordare le scelte finali, con la conseguenza di avere soltanto su di sé la responsabilità di decisioni mediate con altri.

Sembra che l’on. Fini l’abbia allora richiamata ad un maggiore realismo politico, facendole intendere che senza concertazione con il sindacato e senza accordi preventivi (anche su materie di competenza dell’esecutivo) l’impatto politico sarebbe stato negativo.

Se ora il governo Monti, libero da condizionamenti politici, risultasse vincente nell’adottare questa linea di nuove relazioni sindacali, vi sarebbe nel Paese una svolta storica che porterebbe ad un ridimensionamento del ruolo sindacale. Una svolta che piacerebbe, forse, all’ex-ministro Brunetta che in questi anni ha operato per ridimensionare le prerogative sindacali nelle amministrazioni pubbliche, ma troverebbe un deciso altolà, forse, nei partiti della sinistra.