Concorso DS: chi ci guadagna se viene bloccato?

Il prossimo 2 luglio si saprà se la prova scritta del concorso DS dovrà essere ripetuta con la conseguenza che le nomine dei vincitori slitterebbero al 2020-21. Oltre ai candidati che hanno già superato tutte le prove del concorso DS e alle scuole che sperano in una maggiore stabilità con i capi d’istituto in sede, a tifare perché vi siano le nomine dei vincitori per il 1° settembre prossimo c’è il ministro Bussetti che di quell’obiettivo ha fatto uno dei prioritari impegni politici del suo incarico.

Chi invece potrebbe trarre vantaggio dal rinvio di un anno delle nomine dei vincitori del concorso DS è invece il MEF, il Ministero dell’Economia e Finanze, che per un altro anno avrebbe un consistente risparmio per il differenziale del pagamento di un nuovo dirigente scolastico e l’indennità di reggenza dei DS in servizio che devono reggere le istituzioni vacanti.

Il risparmio pro capite, calcolato sull’importo lordo comprensivo degli oneri riflessi a carico dello Stato, è di 71.362 euro all’anno, risultante dalla differenza tra la retribuzione lorda media di un DS (79.855 euro) e l’indennità media lorda di reggenza (8.493 euro).

Nel 2017-18, quando le reggenze sono state 1.748, il risparmio annuo ha sfiorato i 125 milioni; nell’anno in corso con 1.970 reggenze il risparmio è stato di 140,5 milioni.

Se dovesse saltare il banco (prova scritta dell’attuale concorso), le reggenze nel prossimo anno scolastico potrebbero essere circa 2.300.

Il MEF si troverebbe in cassa un risparmio di circa 165 milioni senza dovere emanare alcun provvedimento: una minor spesa ottenuta senza alcun sforzo.

C’è da augurarsi che nessuno, né a Via XX settembre né altrove, stia tifando per un esito del genere, ma anzi che siano riconosciuti infondati i motivi dei ricorsi per garantire alle istituzioni scolastiche una direzione sicura e a chi ha superato le prove il raggiungimento del risultato per cui si è tanto impegnato.