Concorso dirigenti, se il Tar equipara i precari ai docenti di ruolo

Mentre i 400 docenti precari esultano, comprensibilmente, per l’ammissione al concorso per dirigenti scolastici, disposta con ordinanza dal Tar Lazio, e con loro, altrettanto comprensibilmente, esulta anche l’Anief che ha patrocinato i ricorsi, aumentano le perplessità sulla interpretazione molto estensiva che il Tribunale amministrativo ha dato della sentenza della Corte di Giustizia europea dell’8 settembre scorso.

La Corte ha infatti messo sullo stesso piano i servizi di ruolo e non di ruolo, ai fini delle promozioni interne nelle amministrazioni pubbliche, ma ha riferito questo diritto di equiparazione soltanto al personale che nel frattempo è entrato in ruolo. “La clausola 4 di detto accordo quadro sul lavoro a tempo determinato deve essere interpretata nel senso che osta a che i periodi di servizio prestati da un dipendente pubblico temporaneo di un’amministrazione pubblica non vengano presi in considerazione ai fini dell’accesso di quest’ultimo, divenuto nel frattempo dipendente pubblico di ruolo, ad una promozione per via interna cui possono esclusivamente aspirare i dipendenti pubblici di ruolo, a meno che tale esclusione non sia giustificata da ragioni oggettive ai sensi del punto 1 di tale clausola. Il semplice fatto che il dipendente pubblico temporaneo abbia prestato detti periodi di servizio in base ad un contratto o un rapporto di lavoro a tempo determinato non costituisce una tale ragione oggettiva.

I nostri precari, per loro sfortuna, di ruolo ancora non sono e quindi non si riesce a capire come possano essere considerati alla pari dei colleghi con contratto a tempo indeterminato.

L’ordinanza del Tar, invece, accogliendo i loro ricorsi, li ha ammessi, se pur con riserva, invocando proprio quella sentenza che non era fatta per loro.

Ci si chiede ora se il Miur vorrà intervenire presso il Consiglio di Stato per chiedere con urgenza la sospensiva della sospensiva.