Classifiche Università: Italia promossa o bocciata?

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Una delle tante classifiche che secondo una consuetudine tipicamente anglosassone mettono a confronto le università di tutto il mondo – il QS World University Rankings, nel cui Advisory Board, formato da 35 membri, 9 sono statunitensi, 8 australiani, 3 di Hong-Kong, uno solo italiano – ha inserito quattro atenei italiani tra i primi 200 del mondo: il Politecnico di Milano, prima università italiana, l’università di Bologna e a poca distanza la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e la scuola Normale Superiore sempre di Pisa. Un bilancio da considerare positivo o no? 

È vero che è la prima volta che a entrare tra le prime 200 università del mondo ci sono 4 università italiane (nell’edizione precedente del QS ce l’aveva fatta solo il Politecnico di Milano), e bene ha fatto la ministra Valeria Fedeli dunque a dire che “l’Italia deve essere orgogliosa per questo risultato”. Va tuttavia considerato che le quattro top università italiane occupano nell’ordine le posizioni n. 170 (Politecnico di Milano), 188 (Bologna) e 192 ex aequo (Sant’Anna e Scuola Normale Superiore). Stanno cioè in fondo alla classifica delle migliori 200, capeggiata come quasi sempre in passato dalle università anglosassoni.

Nella graduatoria del 2017 in testa alla classifica compaiono quattro università americane: al primo posto c’è per la sesta volta consecutiva il Mit (Massachusetts Institute of Technology), seguito da Standford, Harvard e Caltech (California Institute of Technology); le quattro successive sono inglesi: Cambridge, Oxford, Ucl (University College London) e Imperial College London. Tra le prime 25 più della metà (13) sono americane, e 6 inglesi.

Non si può non chiedersi quali indicatori siano stati utilizzati per pervenire a un risultato di questo genere.