Tutti (o quasi) d’accordo per una legge antifannulloni

Quando alcuni mesi fa il giuslavorista Piero Ichino dalle pagine del “Corriere della sera” denunciò la presenza nella pubblica amministrazione, e anche nella scuola italiana, di fannulloni, il ministro Fioroni ribattè prontamente che non era giusto fare di ogni erba un fascio e di mettere sotto accusa un’intera categoria per colpa di alcune “mele marce“.
Tuttavia, mentre si ergeva a difesa della massa, il ministro dichiarava la sua ferma intenzione di voler perseguire quegli insegnanti che, protetti dalle norme di garanzia, eludono gli impegni basilari della propria professione di dipendenti e di educatori.

Armi spuntate, disse qualcuno. Se è vero che è giusto chiedere ai dirigenti più rigore e più controllo per perseguire incapaci e fannulloni, bisognava infatti riconoscere che nelle scuole il dirigente scolastico ha a disposizione solamente la sanzione dell’avvertimento scritto, non granché per scoraggiare i meno volenterosi.

Per livelli di sanzione più gravi la competenza è del dirigente superiore (ex-provveditore), che comunque decide solamente su parere vincolante del consiglio di disciplina (composto da docenti).

Non bastano dunque procedure snelle e puntuali, occorre qualcosa di più. E… qualcosa sembra ora arrivare nientemeno che da una nuova legge del Parlamento: sia alla Camera sia al Senato sono state depositate in questi giorni due proposte di legge, in buona misura condivise da esponenti della maggioranza e dell’opposizione, finalizzate proprio a perseguire i dipendenti pubblici fannulloni, compresi, quindi, gli insegnanti.

Ma non mancano all’interno della maggioranza voci isolate contrarie ad un provvedimento che potrebbe tradursi in inutili grida manzoniane.
Dal testo delle proposte si potrà vedere quale deterrenza effettiva contengono. Ma sarà più importante sapere se, oltre alla volontà politica, vi sarà anche la disponibilità sindacale a sostenerla.