Il diritto alla scuola prevale sull’obbligo per la salute?

A Milano il Comune ha escluso dalla graduatoria per la frequenza alla scuola dell’infanzia un bambino non vaccinato. Ed è scoppiato il finimondo, perché il Comune, escludendo i non vaccinati, intende salvaguardare tutti dal rischio di gravi infezioni, mentre vari movimenti chiedono il rispetto del diritto delle famiglie di scegliere responsabilmente per la salute dei figli.
La legge italiana ha stabilito quattro vaccinazioni obbligatorie cioè l’antidifterica, l’antipolio, l’antitetanica e l’antiepatite B e cinque facoltative ma “raccomandate” contro pertosse, morbillo, parotite, rosolia e meningite.
Dopo anni di dibattito sull’opportunità delle vaccinazioni e sul diritto dei genitori di decidere liberamente circa la salute dei figli, con il DPR 355/1999 è stato consentito a tutti gli alunni non vaccinati di frequentare regolarmente la scuola: “Nel caso di mancata presentazione della certificazione o della dichiarazione di cui al comma 1, il direttore della scuola o il capo dell’istituto comunica il fatto entro cinque giorni, per gli opportuni e tempestivi interventi, all’azienda unità sanitaria locale di appartenenza dell’alunno ed al Ministero della sanità. La mancata certificazione non comporta il rifiuto di ammissione dell’alunno alla scuola dell’obbligo o agli esami.”
Resta ancora aperta la questione dei bambini che devono frequentare gli asili nido, in quanto queste strutture non rientrano tra quelle alle quali il Regolamento emanato si riferisce. Ci sono però Regioni, come ad esempio l’Emilia Romagna, che hanno adottato circolari che raccomandano di permettere ai non vaccinati la frequenza anche a nidi e materne.
Ma a Milano evidentemente non la pensano così e corrono ai ripari per tutelare la salute di tutti contro il diritto di uno.