Piano assunzioni, boicottaggio contro chi e contro che cosa?

Sarebbero 22mila, secondo Alessandra Ricciardi di ItaliaOggi, “le domande finora presentate, di queste non tutte sono state ancora perfezionate”, a fronte di “circa 70-80mila istanze” attese da viale Trastevere.

Da parte nostra, osserviamo che, in presenza di una procedura nuova, dai contorni non ancora definiti, e con gli strascichi delle fasi 0 e A ancora in corso, è normale aspettarsi una dilazione all’ultima settimana delle domande. Inoltre, l’opportunità di inoltrare la domanda va valutata caso per caso, a seconda della posizione in graduatoria del richiedente, dello scorrimento della classe di concorso cui appartiene e della sua propensione alla mobilità.

Nondimeno, colpiscono alcune delle richieste degli iscritti in GaE che siti molto vicini ai sentimenti dei docenti precari, come Orizzonte Scuola, pubblicano oggi, che parlano di una vera e propria attività di boicottaggio del piano assunzionale: “scelta non di tutte le province; integrazione nella fase A del 70% dei posti disponibili ed in deroga; unica fase di mobilità straordinaria per il 2016/17; rassicurazione su aggiornamento GaE nel 2017; assicurare alle GaE una quota dei posti disponibili; istituire ulteriori graduatorie nazionali per TFA, PAS, Scienze della Formazione Primaria, COBASLID, docenti di educazione musicale A031-A032 e di strumento musicale A077”.

Finché si chiedono rassicurazioni politiche, non mancano i termini di ragionevolezza. Ma quando si chiede di consentire una scelta non per tutte le province, o cambiare le regole della mobilità e stabilire quote fisse di assunzione per le GaE, le richieste lasciano perplessi, se non altro perché si chiede all’amministrazione di disattendere una legge appena approvata, con tutti i profili di illegittimità connessi e di cui evidentemente importa poco.

La raffica di critiche da parte di precari ricompresi nel piano assunzionale (cui possono liberamente decidere di aderire o non aderire) – e non parliamo di quelli non ricompresi (Tfa, Pas, congelati Ssis, SFP vecchio ordinamento, III fascia), che hanno tutte le motivazioni soggettive per protestare – fa sorgere il dubbio che il problema dei precari non sia tanto il precariato in quanto tale, quanto una stabilità lavorativa di prossimità, che oggi il mercato del lavoro probabilmente non è in grado di offrire, e meno che mai con le prerogative di un impiego statale.

Che poi queste critiche siano spesso veicolate attraverso sostantivi come “deportazione”, immagini di ingressi a campi di concentramento, e altre metafore riferibili alla Shoah, è semplicemente irritante.