Marotta (Andis), non siamo la controparte dei docenti

Il presidente dell’Andis (Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici), Paolino Marotta,  espone il punto di vista della sua organizzazione in questa intervista rilasciata a Tuttoscuola alla vigilia dell’esame del Disegno di legge sulla ‘Buona Scuola’ da parte del Senato.

Le modifiche apportate dalla Camera la soddisfano?

Il testo licenziato in prima istanza dalla Camera modifica ulteriormente il progetto originario di riforma, raccogliendo alcune proposte certamente migliorative che risolvono criticità e lacune del ddl approvato in Commissione. In definitiva un primo tratto del percorso legislativo è stato compiuto, un iter faticoso, responsabile, attento alle perplessità e alle obiezioni sollevate da ambienti politici e culturali. Certamente si sarebbe potuto fare di più e meglio, se il confronto in Parlamento e con le forze sociali si fosse svolto in un clima di maggiore serenità e di responsabile condivisione, come avrebbe richiesto una materia così importante per il futuro del Paese. Aspettiamo che il lavoro emendativo al Senato possa concludersi nei tempi giusti, senza mettere in crisi il piano assunzionale.

Quali misure guardano avanti?

Molte sono le misure da accogliere con favore:

  • l’idea di scuola e la piena attuazione dell’autonomia scolastica che si ritrova nel novellato art.1:  innalzare i livelli di istruzione e le competenze delle studentesse e degli studenti, contrastare le diseguaglianze socio-culturali e territoriali,  prevenire e recuperare l’abbandono e la dispersione scolastica, affermare il ruolo della scuola nella società della conoscenza, costruire curricoli coerenti con i nuovi stili di apprendimento, in coerenza con il profilo educativo, culturale e professionale degli ordini di scuola, realizzare una scuola aperta, quale laboratorio permanente di ricerca, sperimentazione e innovazione didattica, di partecipazione e di educazione alla cittadinanza attiva, garantire il diritto allo studio e pari opportunità di successo formativo per gli studenti e l’educazione permanente per tutti i cittadini”;
  • le nuove forme di flessibilità dell’autonomia didattica e organizzativa attraverso:

   – l’articolazione modulare del monte ore annuale di ciascuna disciplina…;

   – il potenziamento del tempo scolastico anche oltre i modelli e i quadri orari,… tenuto conto delle scelte                degli studenti e delle famiglie;

   – la programmazione plurisettimanale e flessibile dell’orario complessivo del curricolo e di quello destinato            alle singole discipline, anche mediante l’articolazione del gruppo della classe.

  • la nuova procedura di definizione del Piano triennale (elaborazione del Collegio dei docenti, sulla base degli indirizzi definiti dal dirigente scolastico, approvazione da parte del Consiglio di circolo o di istituto);
  • la valorizzazione della scuola intesa come comunità attiva, aperta al territorio e in grado di sviluppare e aumentare l’interazione con le famiglie e con la comunità locale, comprese le organizzazioni del terzo settore e le imprese;
  • la previsione di  risorse specifiche per la formazione dei docenti e per la valorizzazione del merito;
  • il ripristino dell’esonero e del semiesonero per i docenti destinatari di incarichi di collaborazione con il ds.;
  • il forte investimento sull’edilizia scolastica;
  • l’istituzione del ruolo speciale per l’insegnamento negli istituti penitenziari.

 Il ruolo del DS esce rafforzato, depotenziato o arricchito?

Prima di entrare nel merito del ruolo che la legge assegna al dirigente scolastico, mi consenta di esprimere a nome dei miei colleghi un sentimento di profonda amarezza per i toni che ha assunto in Parlamento e nel Paese la discussione sui “nuovi poteri” del dirigente scolastico,  figura professionale ridotta grottescamente al ruolo di caporale – despota – sceriffo, vocato all’autoritarismo, al clientelismo, al nepotismo e persino alla corruzione.

Questo modo di rappresentare la complessità del ruolo del dirigente scolastico offende l’impegno professionale di c.a 6000 dirigenti, che tutti i giorni – nonostante le carenze e le inadempienze di organi dello Stato e degli Enti locali – riescono a garantire il regolare servizio di istruzione a 8 milioni di alunni e studenti, distribuiti in 8.100 istituzioni scolastiche con 41.000 plessi afferenti. Non ci piacciono i ragionamenti viziati da mistificazione e le esagerazioni strumentali, soprattutto se proposti da personalità politiche e sindacali di specchiata fama. Bisognerebbe invece entrare nel merito di quelle questioni che da anni abbiamo indicato come prioritarie e urgenti per il miglioramento della qualità del servizio educativo:

a) la necessità di rilanciare l’autonomia didattica, organizzativa e finanziaria delle scuole

b) la ripresa di una politica di investimenti sulla scuola

c) la distinzione tra funzioni di indirizzo (di indiscusso appannaggio degli organi collegiali) e funzioni di gestione (che debbono appartenere alla responsabilità del dirigente, anche per quanto attiene alla costruzione degli ambiti di coordinamento organizzativo e didattico)

d) l’introduzione di elementi di valutazione e di riconoscimento del merito di tutto il personale della scuola, a partire dal dirigente scolastico.

Riguardo al ruolo del dirigente scolastico, siamo soddisfatti delle integrazioni e degli emendamenti apportati con l’art.9, che assegnano alla dirigenza scolastica alcune chiare responsabilità relativamente alla  predisposizione del POF triennale, al superamento del periodo di prova, alla chiamata dei docenti dall’albo territoriale, all’attribuzione delle premialità, da esercitare – come avevamo sempre sostenuto – nel rispetto delle competenze degli organi collegiali. 

Non si giustificano le posizioni di chi – senza indicare commi e articoli del disegno di legge approvato – grida ad una svolta autoritaria o aziendalistica, alla morte della democrazia scolastica, all’introduzione di nuovi rischi di corruzione, alla soppressione della libertà di insegnamento, ecc.

Nel ddl approvato dalla Camera (art.1 co.2)  viene affermato in modo chiaro ed inequivocabile che la scuola è una comunità professionale democratica e  partecipata: “le istituzioni scolastiche garantiscono la partecipazione alle decisioni degli organi collegiali e la loro organizzazione è orientata alla massima flessibilità, diversificazione, efficienza ed efficacia del servizio scolastico” .   

All’interno di questo quadro di valori e di regole definiti dalla istituzione scolastica “il dirigente scolastico svolge compiti di gestione direzionale, organizzativa e di coordinamento ed è responsabile della gestione delle risorse finanziarie e strumentali e dei risultati del servizio nonché della valorizzazione delle risorse umane e del merito dei docenti”. Altro che sceriffo!

Per non parlare della cd “scelta” dei docenti:  Il dirigente scolastico formula la proposta di incarico in coerenza con il piano dell’offerta formativa, anche tenendo conto delle candidature presentate dai docenti medesimi. L’incarico si perfeziona con l’accettazione del docente…  Sono valorizzati il curriculum, le esperienze e le competenze professionali e possono essere svolti colloqui. Sono assicurate trasparenza e pubblicità dei criteri adottati, degli incarichi conferiti e dei curricula dei docenti, attraverso la pubblicazione sul sito Internet dell’istituzione scolastica... Nel conferire gli incarichi, il dirigente scolastico è tenuto a dichiarare l’assenza di cause di incompatibilità derivanti da rapporti di parentela o affinità, entro il secondo grado, con i docenti iscritti nel relativo ambito territoriale…”

Mi piacerebbe sapere quale altra dirigenza pubblica è così vincolata  nell’esercizio delle funzioni attribuite dalla legge.

La riforma consente a persone uguali e diverse di continuare a sperare in un futuro migliore?

L’art. 2 del ddl scuola assegna alla istituzione scolastica l’impegno di conseguire, tra gli obiettivi formativi ritenuti prioritari, anche quello della “prevenzione e contrasto della dispersione scolastica, di ogni forma di discriminazione, del bullismo e del cyberbullismo, potenziamento dell’inclusione scolastica e del diritto allo studio degli alunni con bisogni educativi speciali attraverso percorsi individualizzati e personalizzati anche con il supporto e la collaborazione dei servizi socio-sanitari ed educativi del territorio e le associazioni di settore”. In questo senso ci auguriamo che la scuola del futuro sappia farsi carico di più e meglio delle persone uguali e diverse a cui si riferisce la sua domanda.

Considera chiusa la partita con l’incontro del Governo con i Sindacati?

I Sindacati stanno chiedendo a gran voce un aumento del numero di assunzioni ed il ripristino della contrattazione. Fin qui nulla questio, fanno il loro lavoro. Non comprendiamo, però –  soprattutto non lo comprendono le migliaia di ds iscritti ai  sindacati confederali – l’accanimento nei confronti dei “poteri” del dirigente scolastico. Come non comprendiamo il netto rifiuto della valutazione dei docenti, sviluppato con argomentazioni davvero deboli (criteri arbitrari, commissioni  che non hanno le necessarie competenze valutative). Dai sindacati non abbiamo ascoltato finora nessuna proposta per il miglioramento della qualità dell’istruzione e l’innalzamento dei risultati di apprendimento degli alunni. Come se questo non fosse il vero problema del nostro sistema educativo nazionale.

Noi non ci sentiamo controparte dei docenti, la nuova legge non ci cambia la pelle, i poteri di controllo e di gestione messi sotto accusa li abbiamo sempre avuti e li abbiamo finora esercitati con equilibrio e moderazione. Per altro sosteniamo che la restituzione di dignità professionale al personale della scuola postula innanzitutto l’allineamento delle retribuzioni ai livelli europei. Ma su questi temi non vedo alcuna mobilitazione generale.

Ci auguriamo che questa fase di tensione venga superata al più presto e che non si trascini la scuola in una stagione di contrapposizione frontale, con inevitabili ripercussioni sugli interessi e sui diritti degli alunni e degli studenti.