Tuttoscuola: Non solo statale

Alfieri (Fidae Lombardia): Libertà di scelta, ne va la vita…

Anna Monia Alfieri, suora Marcellina, presidente della Fidae Lombardia, combatte da tempo una battaglia a sostegno della definizione del costo standard dello studente, che a suo avviso dovrebbe diventare il parametro di riferimento per l’intero sistema della scuola pubblica, formato dalle scuole statali e da quelle paritarie.

Che giudizio dà del DDL all’esame del Parlamento?

Prima di tutto valuto positivamente il fatto che, anche su invito del Presidente Mattarella, si sia  scelta la strada del confronto in aula anzichè quella dell’imposizione tramite decreto. D’altronde non poteva essere altrimenti considerato che il Disegno di legge nasce da quella che è risultata la più grande consultazione online e ofline degli ultimi tempi. Ora la parola passa ai parlamentari di maggioranza e di opposizione schierati – lungo questi mesi –  tutti a favore della libertà di scelta educativa della famiglia.

La soluzione individuata dal DDL, la detrazione di 400 euro, la convince?

La strada è tutta in salita ma è quella giusta: le detrazioni sono uno strumento di breve periodo, utili – più che a risolvere il problema – a sancire un passaggio culturale dal quale non si torna indietro: publicum est pro populo. I genitori di un milione e 200 mila studenti italiani, forse, tramite questo dibattito parlamentare potranno sentirsi figli di uno Stato di diritto che saprà garantire finalmente, dopo ben 66 anni, il più naturale dei diritti, la libertà di scelta educativa. Una libertà che lo stesso Stato italiano ha riconosciuto, nella Costituzione repubblicana, ancor prima dell’Europa, che però ha dovuto richiamare l’Italia per oltre 30 anni – dal 1984 ad oggi – alle sue responsabilità, proprio su questo tema.

Quali altre novità vede nel DDL?

Le principali novità hanno un loro spessore di diritto e di buon senso: una maggiore e reale autonomia alle scuole. A settembre 2015 centomila precari saranno in cattedra. E dall’a.s. 16/17 il dirigente scolastico, realizzando l’autonomia conferitagli dalla legge, potrà scegliere i docenti chiamandoli direttamente dall’albo. Nessuna paura di clientelismo ci faccia rallentare un siffatto principio di diritto: basterà agire secondo criteri oggettivi e trasparenti e i controlli funzioneranno realmente. Difatti non manca il capitolo trasparenza che vedrà i bilanci pubblici e i CV dei docenti online. Merito, valutazione, trasparenza, autonomia, parità, libertà di scelta educativa, competenze degli studenti sembrano essere i pilastri o i punti fermi di un DDL che, pur fra ritardi e incompletezze, ha il merito di aver riposizionato il tema scuola sul piano del diritto, a conferma di una visione che sta maturando e colmando un gap che lungo gli anni ci ha resi la più grave eccezione in Europa. Temi tutti da approfondire e incentivare. Ma non si receda proprio adesso.

Nel panorama scolastico italiano lei è stata una delle prime a parlare di costo standard, definendolo l’anello mancante. La proposta ha riscosso successo anche nella consultazione sulla Buona Scuola. Il DDL va in questa direzione?

Le detrazioni fiscali rappresentano un passaggio di diritto importante che finalmente sa superare quel finto ostacolo dell’art. 33 che tale non voleva essere nelle intenzioni e dichiarazioni dei nostri Costituenti. Riconoscere alla famiglia italiana la possibilità di detrarre le spese di iscrizione presso la scuola pubblica statale e paritaria vuol dire riconoscere di fatto ciò che di diritto era già sancito,  cioè il Sistema scolastico integrato. Inoltre il DDL ha il merito di saper porre in fila le questioni e dunque anche i diritti: libertà di scelta educativa domanda pluralismo educativo sotto lo sguardo di uno Stato garante e non gestore. Anche i più scettici sembra stiano comprendendo le ragioni di diritto e ancor più quelle economiche.

Questo però dal suo punto di vista non è il punto di arrivo…

La Buona Scuola, fatta dai docenti per gli allievi, deve essere buona e libera garantendo l’esercizio della libertà di scelta educativa della famiglia: resta ben chiaro che questo è un punto di non ritorno. Ma occorre andare verso la definizione del costo standard dello studente poiché esso sarà quanto – nel lungo periodo – verrà erogato alla scuola pubblica, statale e paritaria.
I benefici sono evidenti: a) una buona e necessaria concorrenza fra le scuole sotto lo sguardo garante dello Stato; b) l’innalzamento del livello di qualità del sistema scolastico italiano con la naturale fine dei diplomifici; c) la valorizzazione dei docenti e il riconoscimento del merito, come risorsa insostituibile per la scuola e la società; d) l’abbassamento dei costi con destinazione di ciò che era sprecato ad altri scopi; e) garanzia e incentivazione reale dell’Autonomia Scolastica: f) possibilità concreta per la famiglia di scegliere fra buona scuola pubblica statale e buona scuola pubblica paritaria.

Insomma lei è ottimista…

Diciamo che si innesca cosi un circolo virtuoso che rompe il meccanismo dei tagli, conseguenti a sempre minori risorse (perché sprecate), che producono a loro volta altro debito pubblico. Il Welfare non può sostenere altri costi; non a caso il Principio di Sussidiarietà, oltre ad avere una valenza etica è anzitutto un principio economico prioritario. Europa docet.
Personalmente poi non arretro di un passo perché, per dirla con Manzoni, “ne va la vita!

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