Il tempo prolungato della scuola media verso l’esaurimento?

A differenza del tempo pieno, nato come richiesta prevalente delle famiglie e cresciuto proprio sotto la spinta della domanda dell’utenza, il tempo prolungato della scuola secondaria di I grado, nato come offerta di servizio, è andato lentamente decrescendo sia per una minor domanda delle famiglie sia per un maggior controllo dell’amministrazione scolastica, che si è attivata dopo il clamore suscitato dalle inchieste di Tuttoscuola (“Dossier risparmi e qualità” del 2009) che avevano rilevato come il numero di alunni con orari da tempo prolungato risultante dalle rilevazioni integrative del Miur relative alle fasce orarie di frequenza risultava molto inferiore al numero di iscritti a classi a tempo prolungato, e così anche il numero di scuole con mensa, elemento indispensabile per continuare le lezioni nel pomeriggio.

Cinque anni fa, prima dell’avvio delle riforme del ministro Gelmini, la situazione del tempo prolungato nella scuola media era la seguente.

Gli alunni che si avvalevano del tempo prolungato erano 394.653, pari al 23,9% dell’intera popolazione scolastica del settore, presenti soprattutto nel Nord Ovest e nelle Isole.

Le classi organizzate a tempo prolungato erano 19.602, pari al 25,2%.

Nei provvedimenti di riforma il ministro Gelmini aveva giustamente preteso regole più rigide per autorizzarne il funzionamento e, guardando ora i dati di quest’anno, nonostante vi sia stato un aumento complessivo degli alunni per quasi 20 mila unità, quelli che hanno scelto il tempo prolungato sono scesi di oltre 147mila unità, per una percentuale del 14,8%.

Domanda e offerta sono scesi di pari passo e il numero delle classi è diminuito di oltre 7mila unità, attestandosi soltanto al 16,1%.

Oggi come cinque anni fa, la percentuale delle classi a tempo prolungato (offerta di servizio) è maggiore della percentuale di alunni (domanda) che si avvalgono di questa tipologia organizzativa.

Se la domanda è inferiore all’offerta, il servizio non è molto gradito dalle famiglie.

Una volta di più il modello di tempo prolungato non si può considerare un valore aggiunto per la scuola media, ‘ventre molle’ del sistema scolastico italiano.