Facciamo il punto sul tempo pieno nella primaria

Cinque anni fa – era l’anno scolastico 2008-09 – prima della “cura Gelmini”, il tempo pieno della scuola primaria accoglieva il 26,6% degli alunni frequentanti, per complessivi 684.622 unità.

Le classi organizzate a tempo pieno erano allora esattamente un quarto (25%) del totale funzionante per complessive 34.317 unità.

Con la riforma, cosiddetta del ritorno al maestro unico (obiettivo fallito), il tempo pieno veniva salvato e se ne annunciava il potenziamento, anche se penalizzato (come le altre classi a tempo normale) con la riduzione delle compresenze.

Nel corso di questi ultimi anni gli effetti di quella riforma si sono assestati e consolidati. Cosa è successo al tempo pieno? Cosa è cambiato?

In questo anno scolastico 2013-14 vi sono 172.137 alunni in più che frequentano il tempo pieno: un aumento favorito anche dall’incremento complessivo della popolazione scolastica. Ma, se si pone attenzione all’incidenza di alunni a tempo pieno, la nuova percentuale corrisponde al 33%, che è come dire che in Italia un alunno ogni tre frequenta il tempo pieno.

In particolare su un totale di 2.597.451 alunni iscritti alla scuola primaria statale, 856.759 frequentano classi a tempo pieno.

Poiché nel periodo considerato, il salasso degli organici deciso da Tremonti-Gelmini ha determinato la chiusura di circa 5 mila classi di scuola primaria (da 137.095 a 132.131), ci si chiedeva quale effetto vi sarebbe stato sull’offerta di tempo pieno.

Ebbene, nonostante la notevole riduzione del numero delle classi, il numero delle classi organizzate a tempo pieno è aumentato di 7.130 unità: erano infatti 34.317 nel 2008-09, sono quest’anno 41.447.

Insomma, pur con meno compresenze per tutti, cinque anni fa era iscritto al tempo pieno solo un alunno su 4, ora lo è un alunno su 3.