Precari: se la Corte di Giustizia dicesse sì…

Da anni il precariato della scuola è diventato, da problema contrattuale e sindacale, questione politica che ha coinvolto trasversalmente i parlamentari nelle ultime legislature, tanto da arrivare ad una soluzione legislativa abbastanza organica (legge finanziaria 2007) che, per la prima volta, avrebbe dovuto portare in breve tempo alla stabilizzazione, pressoché totale, di decine di migliaia di docenti.

Tuttoscuola aveva subito confutato le tesi trionfalistiche di una soluzione completa e veloce, prospettando, dati alla mano, tempi lunghissimi (anche fino a 30 anni) per lo svuotamento di tutte le graduatorie ad esaurimento. A distanza di quasi cinque anni, complice anche la drastica riduzione di organico, il problema della stabilizzazione c’è ancora tutto e le graduatorie ad esaurimento si sono ridotte di poco, sancendo, di fatto, il parziale insuccesso di quella legge.

La soluzione per via legislativa è ritornata al punto di partenza.

Nel frattempo altri soggetti (Anief, Gilda) hanno tentato la via giudiziaria, invocando l’applicazione di una disposizione europea che, a certe condizioni, riconosce al docente precario il diritto ad un trattamento giuridico ed economico pari a quello di un docente di ruolo.

Alcuni giudici hanno accolto tale tesi, ma la Cassazione, a seguito dell’impugnativa del ministero, ha rifiutato l’estensione applicativa in Italia della norma dell’Unione.

Gilda ha impugnato la sentenza davanti alla Consulta che ha rimesso il contenzioso alla Corte di Giustizia Europea. Si tratta di una svolta forse decisiva che premia la via giudiziaria, rispetto a quella contrattuale o legislativa.   

Se accolta, la stabilizzazione dei precari (200 mila per l’Anief, circa 100 mila per il Miur) avrebbe un effetto dirompente sul sistema d’istruzione e sul bilancio dello Stato; potrebbe anche modificare

le relazioni sindacali spostando il peso dall’azione contrattuale a quella legale-giudiziaria. Da seguire con molta attenzione.