Achtung! Prove Invalsi: tenete a casa i vostri figli!

Ai primi cenni di primavera, dopo un certo letargo invernale, non appena si sente parlare di prove Invalsi per la rilevazione degli apprendimenti, i sindacati di base ritrovano nuovo vigore e avviano il boicottaggio delle prove.

Ai tempi del ministro Gelmini invitavano gli insegnanti a rifiutare le prove con argomentazioni di volta in volta variate, tra le quali, prima di ogni altra c’era quella del cavallo di troia della prova che nascondeva, a loro dire, l’intenzione dell’amministrazione di valutare gli insegnanti.

Poi era prevalsa la tesi della non obbligatorietà, da parte dei docenti, di prestarsi alla somministrazione dei test, tanto che l’anno scorso, con uno dei provvedimenti targati Profumo (legge 35/2012), si era dovuto affermare per legge l’obbligo delle scuole (e degli insegnanti) di collaborare alla rilevazione: “Le istituzioni scolastiche partecipano, come attività ordinaria d’istituto, alle  rilevazioni  nazionali  degli  apprendimenti  degli studenti”.

Già l’anno scorso, considerata la difficoltà di aggirare l’ostacolo dell’obbligo di prestazione mediante lo sciopero (oneroso) per l’intera giornata, i sindacati di base avevano chiesto un aiutino alle famiglie. Quest’anno la parola d’ordine, anzi l’appello verso i genitori è questo: tenete a casa i vostri figli oppure, se li mandate a scuola, dite loro di non effettuare le prove.

La motivazione? Impedire che nei prossimi anni venga introdotta una prova Invalsi all’interno dell’esame di maturità.