Tfa speciali, critiche dei sindacati ai test di accesso

Osservazioni nel merito da parte di Anief e Cisl Scuola; nel metodo della Gilda

Dopo tanta attesa, il ministero dell’Istruzione partorisce un decreto che in tre anni porterà all’abilitazione circa 75mila precari della scuola. Peccato che si tratti di un percorso di serie B”. È questo il commento del presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, sull’emanazione da parte del Miur del decreto rettificativo e integrativo del D.M. n. 249/2010 che, oltre a prevedere nuovi criteri di programmazione del numero dei posti dei docenti abilitati necessari per il funzionamento del sistema formativo nazionale, ha affiancato al Tfa ordinario, una serie di corsi abilitanti riservati che si “spalmeranno” su tre anni scolastici: quello in corso, il prossimo e il 2014-15.

Questa volta il ministro Profumo si è superato – sostiene Pacifico – perché è riuscito a bandire un decreto che permetterà a decine di migliaia di docenti precari di acquisire un’abilitazione incompleta: il testo firmato vieta infatti ai nuovi docenti che supereranno le prove finali dei corsi universitari di inserirsi nelle graduatorie a esaurimento. E questo significa che sarà negato loro di mettersi in lista di attesa per aspirare alle supplenze annuali e alle immissioni in ruolo”.

Ma i nodi irrisolti presenti nel decreti non finiscono qui. “Malgrado le tante richieste, dei diretti interessati, oltre che sindacali e parlamentari, per la prima volta rimarranno fuori dalle abilitazioni cosiddette ‘riservate’ coloro che hanno già svolto 360 giorni. Un’esclusione altrettanto grave – continua Pacifico – è poi quella dei docenti soprannumerari, cui viene negata la possibilità di rimanere in cattedra con una seconda abilitazione”.

L’Anief reputa inoltre davvero mortificante l’introduzione di un test d’ingresso non selettivo, che curiosamente influirà per il 35% sul voto finale dell’abilitazione.

Usa l’aggettivo “mortificante” per i Tfa speciali anche il segretario generale della Cisl Scuola Francesco Scrima, che giudica come “una sorta di accanimento l’imposizione di un test di accesso, pur se non selettivo, ai “TFA speciali”; una prova davvero di poco senso per aspiranti che hanno già maturato sul campo un’esperienza di lavoro a cui si nega, per insensati arroccamenti ideologici, il dovuto riconoscimento”.

Il coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, Rino Di Meglio, invece stigmatizza il mancato confronto sull’argomento con le parti sindacali: l’istituzione dei test di accesso non selettivi ai Tfa speciali basati su prove di cultura generale è tra gli “atti di grande rilievo politico che il ministro uscente vuole adottare senza alcun confronto con le organizzazioni sindacali e pregiudicando i poteri del nuovo governo”.