Anief: cancellati 200.000 posti in sei anni

Il nuovo Governo deve cambiare drasticamente questa politica scolastica che ha allontanato l’Italia non soltanto dall’Europa ma anche dai Paesi più economicamente sviluppati“.

Una nota dell’Anief ricorda che “sono scomparsi 200.000 posti di lavoro nella scuola, sulla pelle soprattutto di quei precari che hanno portato avanti le nostre scuole, grazie a riforme sempre più precise (spending review) improntate a generare nuovi tagli“.

Secondo il sindacato il Miur nel programmare i concorsi a cattedra, le sessioni riservate per il conseguimento dell’abilitazione e i corsi di specializzazioni universitari a numero chiuso per la formazione degli insegnanti, “non ha tenuto conto della riduzione di un sesto dell’organico del personale, della chiusura di una scuola autonoma su due, dell’allungamento dell’età pensionabile”, ma ha invece ottenuto dal Parlamento “una deroga alla normativa comunitaria che accresce le graduatorie e mortifica la professionalità“.

Lo Stato, prosegue la nota, ”ha disposto l’assunzione tra il 2002-2012 di 300.000 docenti e ata, eppure ha creato altri 250.000 precari tra docenti e ata che continua ad assumere a tempo determinato con lo stesso stipendio iniziale“.

Per combattere la precarietà servono non solo maggiori investimenti “ma l’aumento del tempo scuola, dell’obbligo a 18 anni dell’istruzione, di una seria riforma dell’apprendistato e di un maggior collegamento tra la scuola, l’università e il mondo del lavoro, con una particolare attenzione alle sfide educative di una società globale, interconnessa e reticolare”.

In pratica l’Anief chiede sia di aumentare gli investimenti, sia di annullare i tagli di personale che vari governi, di diverso colore politico, hanno attuato negli ultimi dieci anni. Nonché di stabilizzare tutti i precari. Sembra assai improbabile che queste richieste possano essere accolte tutte insieme da un governo ancorché “amico”.