L’Anief corre in aiuto dei confinati al Nord

Non è mai troppo tardi. Potrebbe essere questa la considerazione sull’ultima iniziativa giudiziaria dell’Anief. Su una legge varata nell’estate 2011, e che ha già prodotto i suoi effetti, il sindacato dei precari ha deciso di aprire le ostilità ricorrendo, more solito, ai tribunali.

Vediamo cosa e perché. “Se non si disapplicherà l’art. 9 della legge 106/11, voluto dalla Lega per evitare lo spostamento dei precari della scuola dal Sud al Nord del Paese prima dell’assunzione in ruolo, l’Anief annuncia l’intenzione di voler tutelare i legami familiari di almeno 30mila docenti e Ata della scuola, assunti fuori residenza, rivolgendosi entro un mese al giudice del lavoro”.

La legge prevede che i neo-assunti restino per almeno 5 anni nella provincia scelta.

“La decisione dello Stato di obbligare un lavoratore della scuola a rimanere lontano dai figli e dal coniuge per cinque anni dopo la sua assunzione – secondo l’Anief – è una palese violazione dei diritti del fanciullo e dell’uomo all’unità familiare, oltre che dei genitori rispetto ai propri figli, dei lavoratori con genitori disabili, dei mariti rispetto alle proprie mogli.

Se non dovesse essere sufficiente – precisa il sindacato di Pacifico – chiederà il rinvio della norma alla Consulta, per la violazione dell’articolo 8 della Cedu. E se necessario ricorrerà al giudizio della Corte di Strasburgo”.

L’Anief vuole inoltre denunciare il Ministero dell’Istruzione e i sindacati firmatari del contratto collettivo nazionale del 6 dicembre 2012, che dando attuazione alla legge 106/2011, vieta per un quinquennio il trasferimento interprovinciale dei neo-immessi in ruolo a partire dal 2011-2012.

Sull’iniziativa giudiziaria è facile obiettare che nessuno obbliga i docenti a trasferirsi in sedi lontane, sapendo che le regole di rientro sono di quel tenore.

Ma sulla norma “leghista” c’è anche da dire che il servizio scolastico non ne trae un sostanziale beneficio, perché quel tempo di confinato in provincia non significa continuità nella stessa sede.