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La vita leggendaria di un italiano nella Silicon Valley

Federico Faggin nella mitica Silicon Valley dell’high tech è una figura importante di scienziato e imprenditore.

Partito dall’Italia nel 1968 dopo un diploma di perito industriale conseguito all’Itis ‘Alessandro Rossi’ di Vicenza e una laurea in Fisica all’Università di Padova, Faggin è l’inventore del primo microprocessore commerciale, denominato 3708, una tecnologia oggi utilizzata in più del 90% dei circuiti integrati a transistor prodotti nel mondo.

Della sua vita intensa, costellata di successi sia come scienziato sia come imprenditore, parla un informato e interessante libro (disponibile ovviamente anche in formato digitale, dato il personaggio di cui si occupa) scritto in forma gradevole da Angelo Gallippi, giornalista e docente universitario di informatica, pubblicato dalla casa editrice milanese Tecniche Nuove con prefazione di Rita Levi Montalcini.

Il volume ricostruisce i principali passaggi dell’attività di Faggin, singolare figura di inventore capace di mettere rapidamente a frutto le sue scoperte sul piano imprenditoriale, in questo simile al recentemente scomparso Steve Jobs. Sono state infatti società da lui fondate a realizzare il primo modello di comunicazione integrata dati-voce, lo schermo sensibile dei telefonini, il touch-pad dei notebook, mentre il microprocessore Z80, messo a punto da Faggin, è stato venduto nell’arco degli ultimi trenta anni in tre miliardi di esemplari.

Allo scienziato italiano, ma ormai, come tanti altri nostri connazionali di successo, trapiantato negli USA, il presidente Obama ha assegnato nel 2010 la National Medal of Technology and Innovation, la più alta onorificenza americana in ambito scientifico. Ma nel 1992 ha anche ricevuto il titolo di Grande Ufficiale della Repubblica Italiana. Per quello che ha fatto, a parere di molti, e anche di Rita Levi-Montalcini, autrice della prefazione al libro, Faggin – formatosi, ricordiamolo, nelle scuole e in un’università italiane – meriterebbe il premio Nobel.

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