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Italiani bocciati in inglese

Nella sostanza lo si sapeva già, ma i risultati di una vasta ricerca realizzata da EF Education First, nota organizzazione internazionale specializzata in corsi di lingua all’estero, non lasciano dubbi: gli italiani sono all’ultimo posto in Europa nella conoscenza della lingua inglese.

La ricerca EF EPI (English Proficiency Index), basata su un test di grammatica, vocabolario, lettura e comprensione orale della lingua sottoposto a 1,7 milioni di adulti in 54 Paesi del mondo nel triennio 2009-2011, colloca l’Italia al 24° posto per la padronanza dell’inglese, in coda a tutti i Paesi dell’Unione Europea.

Ai primi posti si classificano la Svezia (con un indice EPI di 68,91), la Danimarca (67,96) e i Paesi Bassi (66,32). L’Italia ha un indice di 54,01 con forti differenze regionali: il Friuli Venezia Giulia risulta l’unica regione italiana con un accettabile livello di conoscenza dell’inglese (indice pari a  59,19 a livello di Germania e Polonia), seguito dalla Lombardia (57,38) trainata da Milano (58,60) e dal Lazio (56,03). All’ultimo posto la Calabria (47,88), la cui capacità linguistica è paragonabile a quella del Venezuela o della Siria.

Confermato anche il fatto che le donne italiane parlano l’inglese meglio degli uomini, così come d’altra parte avviene quasi ovunque.

Come giustamente fa notare Natalia Anguas, amministratore delegato di EF Italia, il basso livello di padronanza dell’inglese da parte degli italiani “rende gli adulti meno competitivi sul mercato del lavoro. L’Italia non può permettersi una forza lavoro non adeguatamente preparata”.

Non è senza significato in effetti che la Calabria e in generale le altre regioni del Mezzogiorno d’Italia che stanno in fondo alla classifica italiana della competenza linguistica in inglese lo siano anche in quella dei livelli di disoccupazione, soprattutto di quella giovanile: 38,8% (40,6% per le donne) contro  un tasso di disoccupazione giovanile nazionale del 27,9% (dati del  rapporto Employment Outlook dell’Ocse relativi alla fine del 2010). Difficile pensare che la coincidenza sia casuale.

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