Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Profumo: Cambiare l’insegnamento della religione

Venerdì sera a Torino il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, intervenendo alla festa di  sinistra ecologia e libertà, si è espresso in modo critico verso l’ora di religione, come ha riferito puntualmente “La Stampa”.

Credo che l’insegnamento della religione nelle scuole – ha dichiarato il ministro – così come è concepito oggi non abbia più molto senso. Nelle nostre classi il numero degli studenti stranieri e, spesso, non di religione cattolica tocca il trenta per cento”.

Quel 30% di alunni stranieri nelle scuole italiane, a dire il vero, è un’iperbole per sostenere il ragionamento del ministro che sicuramente sa che la percentuale di alunni con cittadinanza non italiana nelle scuole statali è molto più bassa e non arriva nemmeno al 10% (7,9% due anni fa come da fonte ufficiale del Miur; il 9% nella primaria che è il settore più affollato). Ed è più bassa ancora nelle scuole paritarie.

La percentuale più elevata si registra in Emilia con il 14%.

Se però fosse vero quel 30%, vorrebbe dire che di alunni stranieri nella scuola statale, anziché essere 730mila circa, dovrebbero essere intorno ai 2,4 milioni!  

Numeri a parte, come intende Profumo cambiare l’ora di religione?

Sarebbe meglio adattare l’ora di religione – ha precisato Profumo – trasformandola in un corso di storia delle religioni o di etica”.

Le parole del ministro hanno già aperto, come era prevedibile, un dibattito sull’ora di religione e hanno provocato la reazione del sito web www.CulturaCattolica.it , che ha invitato il ministro ad approfondire «le ragioni che giustificano la presenza dell’IRC nella scuola dello Stato» e a rileggere gli articoli del Concordato che lo istituiscono, riportando inoltre le parole scritte dal cardinale Carlo Maria Martini nella lettera pastorale «Andiamo a scuola» del 1985, pubblicata in occasione della scelta dell’ora di religione cattolica, dopo la approvazione della riforma del Concordato. E quelle pronunciate da Paolo Mieli, in occasione del convegno «Ora di religione e riforma della scuola» tenutosi il 7 maggio 2002.

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