Se il campionato di calcio fosse come l’anno scolastico

Ve lo immaginate il campionato di calcio che comincia con squadre incomplete, in attesa che i titolari definiscano il contratto, utilizzando per le prime partite i ragazzi della primavera? Oppure prive del portiere titolare e di quello in seconda, costrette a mettere in porta un ragazzino non tesserato o il raccattapalle? Non l’immaginate.

Ve l’immaginate una squadra che scende in campo per le prime partite soltanto con dieci giocatori, senza nessuna riserva in panchina e con la speranza che nessuno si acciacchi e finisca in infermeria? E con il coach, il mister, che, mentre chiede comprensione ai tifosi, tempesta di telefonate i dirigenti della società per avere i rinforzi per la squadra ancora a ranghi incompleti?

Non l’immaginate, vero?

No. Non riuscite certamente a immaginare una disgrazia del genere, da incubo per milioni di tifosi.

Eppure la scuola, da tanti anni (troppi) il suo campionato lo comincia così.

Manca sempre qualche titolare (docente) e i sostituti (supplenti annui) arrivano con il contagocce, mentre il coach (dirigente scolastico) tappa i vuoti dei posti mancanti con supplenti che rimarranno in campo fino all’arrivo dell’avente titolo (una formulazione burocratica inventata dalla società, pardon, dall’Amministrazione per giustificare i ritardi cronici nelle nomine).

Poi capita che, quando la squadra ha già disputato le prime partite e il campionato, bene o male è partito, qualche titolare viene trasferito improvvisamente in altra squadra (assegnazione provvisoria in altra provincia). 

E i tifosi (pardon, i genitori) se la prendono con il coach (che per fortuna, a differenza del calcio, almeno non perde la panchina). È la scuola d’inizio campionato, bellezza.