Caro Covid ti scrivo: la didattica a distanza raccontata nella lettera di un’insegnante

Di Annalisa Massari*

Caro Covid ti scrivo,

avrei da raccontarti tanto, oltre alla sensazione che mai più torneremo “come prima”, perché questa esperienza ci ha segnato nello spirito, mettendoci a confronto con realtà che la mia generazione e quelle successive non avevano mai sperimentato.

Noi “boomers” siamo cresciuti nelle libertà costituzionali, abbiamo dato per scontata la possibilità di muoverci, allargata ai paesi europei anche dai patti di Schengen. Ci siamo trovati increduli di fronte alle restrizioni sovraniste di tali patti, di fronte all’uscita dell’Inghilterra dall’Europa, e poi sei arrivato tu a chiarire le cose: non c’è niente di scontato, le minacce non sono solo geopolitiche, ma anche epidemiologiche. E hai messo ognuno di noi di fronte a un contagio possibile, a una morte anche probabile.

Da un giorno all’altro ci siamo sentiti disorientati: terrorizzati, addolorati e sconvolti dalle perdite umane, chiusi in casa senza poter uscire se non con regole fortemente limitative, per garantire la salute pubblica e la nostra. Sulla “nostra” avrei da dire qualcosa, perché gran parte dei contagi sembra sia avvenuta in ambito domestico, molto altro ci sarebbe da argomentare sull’impreparazione delle strutture sanitarie, devastate da anni di tagli proprio nelle regioni più colpite.

L’esperienza non comune che ha caratterizzato, e ancora caratterizza la mia situazione, tuttavia, è stata quella del confronto con le piattaforme digitali per continuare a far lezione da remoto alle mie classi, prime liceali: dopo un momento di vero sconcerto e uso dell’insufficiente registro elettronico in dotazione, WhatsApp e posta elettronica per far lezione, periodo durato più o meno due settimane, l’Ufficio Scolastico Regionale ci ha messo a disposizione la agognata piattaforma e la scuola ha inserito gli account di noi prof e dei nostri ragazzi. E così, magicamente, dopo aver armeggiato con il login, imprecato contro il virus e le diavolerie elettroniche (quando non prende il login, quando sbagli l’indirizzo, quando ti trovi disarmata davanti a password criptiche che sembrano messaggi segreti dell’FBI), scaricato l’app, stabilito un calendario, come per magia ci siamo ritrovati in video…che emozione!

Ci siamo visti quattro a quattro, perché la piattaforma non consentiva di più, ma sentiti tutti, e tanto è bastato per scambiarsi emozioni, notizie sulla reciproca salute tra fischi, ronzii, aspirapolveri o canti di uccellini in sottofondo. Mentre spiegavo l’art. 3 della Costituzione, o la relazione tra l’art. 16 e l’art.32 Cost. che consentiva la nostra clausura, gatto Foxy partecipava con convinzione, stupefatto che dialogassi con voci di ignota provenienza; mentre interrogavo con l’immagine dello studente che diveniva orizzontale, o diagonale, suonavano campanelli di casa o suonerie di cellulare, senza che nessuno potesse fare una nota sul registro, né un reclamo alla preside! Esperienza notevole!

Gli studenti sono stati bravi, motivati e così le loro famiglie. Noi prof abbiamo scoperto un mezzo certamente insufficiente per la scuola vera, che è relazione, cioè sguardo, comunicazione, socialità, affettività, ma molto utile per il recupero e l’approfondimento, per il rapporto singolare o a piccoli gruppi e lo sviluppo del potenziamento. Poche perdite, prevedibili, molti insperati successi, specie per gli studenti con difficoltà di scrittura o di calcolo (DSA) che hanno avuto la possibilità di registrare le lezioni e riascoltarle appuntando i passaggi più importanti. Ci approssimiamo alla fine dell’anno scolastico con gli occhi offesi dal troppo uso del PC (e anche del telefonino che viene utilizzato, con i dati, come alternativa al PC quando non c’è la connessione wi fi- succede anche ai prof-), con la necessaria comprensione per chi non ha potuto essere molto presente, con il dispiacere per le tante difficoltà che abbiamo registrato insorte nella
vita dei nostri studenti e delle loro famiglie.

E che Settembre ci trovi tutti in salute, in recupero delle attività del lavoro e chissà che non si possano veramente scoprire opportunità derivanti dalla reazione alle difficoltà, un diverso modo di pensare e di agire più coerente con i valori che dovrebbero essere condivisi e che fondano il patto sociale su cui si regge la nostra Repubblica.

*Insegnante di Diritto e Economia del Liceo Machiavelli di Firenze
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