Una cabina di regia per l’istruzione terziaria

Uno scarno comunicato stampa del Miur annuncia la costituzione di una ‘cabina di regia’ per il coordinamento dell’offerta formativa degli Its (Istituti tecnici superiori) con quella delle nascenti lauree triennali professionalizzanti, previste dal decreto 987 dello scorso 12 dicembre, varato in extremis dall’ex ministro Stefania, già dimissionaria, alla vigilia del passaggio delle consegne con il ministro subentrante, Valeria Fedeli.

Nessun passo indietro della Fedeli, dunque, su quello che le associazioni studentesche, Uds in testa, avevano condannato come un inaccettabile ‘colpo di coda’ della Giannini, chiedendo al nuovo ministro di ritirare il decreto.

Apriremo un tavolo che coinvolgerà gli Its, gli atenei e i soggetti sociali interessati”, ha invece detto Fedeli, perché “c’è un forte bisogno di percorsi professionalizzanti post diploma e dobbiamo mettere a frutto tutte le specificità del sistema terziario di istruzione. Dobbiamo garantire alle studentesse e agli studenti la migliore offerta possibile”.

Le lauree professionalizzanti sono lauree triennali a numero chiuso, da sviluppare “mediante convenzione con imprese qualificate, ovvero loro associazioni, o ordini professionali”, e che prevedono un anno di formazione teorica, un anno di formazione laboratoriale e un anno di tirocinio curriculare: un modello innovativo (ma lo sarebbe di più se la formazione fosse integrata lungo tutto il triennio) sul quale nei mesi scorsi si era espresso favorevolmente anche il presidente della Crui. 

Vedremo se questo nuovo tentativo di varare in Italia una fascia di istruzione superiore terziaria non strettamente accademica andrà in porto, e in quali termini. I precedenti non depongono a favore: i ‘diplomi universitari’ triennali proposti dal ministro Ruberti (legge 341/1990) e le lauree triennali di primo livello della riforma Berlinguer (modello 3+2) hanno entrambi mancato l’obiettivo di costituire un’alternativa professionalizzante al percorsi accademici, e la proposta di sperimentazione messa a punto nel 2003 da un gruppo di lavoro istituito presso il Miur dal ministro Moratti, incardinata sugli Istituti tecnici, si è arenata anche a causa di forti resistenze provenienti dall’interno dell’apparato ministeriale.