Buona scuola: la rivincita dei sindacati

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La scelta di Valeria Fedeli, ex sindacalista della Cgil, il sindacato confederale più ostile alla Buona Scuola, per la guida di viale Trastevere, non può che essere interpretata come una radicale autocritica sulla gestione, ma anche sulla impostazione, la filosofia top-down – emblematicamente rappresentata dalla figura e dei poteri del dirigente scolastico – della legge 107: una legge, deve aver considerato Renzi anche sulla base di concordanti analisi del voto referendario, che ha poi indotto molti insegnanti a votare no.

Eppure i segnali premonitori non erano mancati. Gli insegnanti (circa il 65%, con punte del 100%) avevano aderito in massa allo sciopero anti-Buona Scuola del 5 maggio 2015, alla vigilia della approvazione della legge: un campanello d’allarme che Renzi aveva forse sottovalutato, accogliendo in Parlamento alcune modifiche prima dell’emanazione della legge ma comunque tirando diritto per la strada intrapresa. Due mesi dopo (13 luglio 2015) la 107 è diventata legge. Ma il 4 dicembre 2016 molti insegnanti se ne sono ricordati, associando il no al referendum al no alla Buona Scuola.

Da quando è arrivata a viale Trastevere Valeria Fedeli ha sviluppato un’intensa attività di ricucitura dei rapporti con i sindacati, sfociata nella sottoscrizione del nuovo contratto, che contiene anche alcuni elementi di revisione per via contrattuale della legge 107 su importanti questioni, che erano state anche al centro dell’opposizione dei sindacati. Si tratta, in particolare, del ridimensionamento dei poteri dei dirigenti scolastici nella scelta dei docenti e nella attribuzione del bonus per merito, e più in generale della riconduzione alla contrattazione di materie, come quella della mobilità, che la legge aveva disciplinato per via normativa.

I sindacati confederali, ma anche quelli come Snals e Gilda che non hanno sottoscritto il contratto, sono soddisfatti per la loro chiara rilegittimazione in qualità di principali interlocutori del governo sulle riforme scolastiche che coinvolgono la condizione e le prestazioni del personale (cioè quasi tutte), mentre il governo, e il PD della ministra Fedeli, sperano che la ricucitura dello strappo del 2015 riconduca gli insegnanti a scelte elettorali in linea con quelle del passato ante-Buona Scuola. Ma sull’intera operazione non mancano riserve e polemiche, come riferiamo nella notizia successiva.