Azzerare il tempo prolungato?

Uno degli obiettivi della Buona Scuola per la scuola primaria è il potenziamento del tempo pieno: “Grazie al piano straordinario di assunzioni … ci sarà la possibilità di una maggiore continuità didattica e di più classi a tempo pieno. Il conseguente potenziamento della scuola primaria e della secondaria di primo grado…”

Il passaggio non si riferisce soltanto alla primaria, ma anche alla scuola di I grado.

Ci auguriamo che non si sprechino risorse per potenziare il tempo scuola nella scuola media, visto che la domanda di tempo prolungato è in caduta libera ormai da anni, perché in ogni parte d’Italia diminuisce in modo costante e quasi irreversibile il numero di famiglie disposte a chiedere per i propri figli quel modello organizzativo di tempo scuola, nonostante la maggior offerta di classi a tempo prolungato.

Nel 2007/08 frequentavano il tempo prolungato nelle scuole medie statali quasi 433 mila ragazzi (il 26,6% del totale); oggi lo frequentano in 228mila, il 13,8%, poco più della metà.

A riprova di questa flessione destinata gradualmente a determinare il superamento di quel modello di tempo scuola è la pressoché generalizzata prevalenza dell’offerta (% numero delle classi) sulla domanda (% numero alunni iscritti).

Su 98 province che hanno scuole con il tempo prolungato (le due province del Molise ne sono totalmente prive), ben 90 hanno una percentuale di classi a tempo prolungato (offerta) più alta della percentuale di alunni che le frequentano (domanda): è segno di un minore interesse complessivo da parte delle famiglie.

Di fronte a questa situazione, la buona scuola si trova davanti a un bivio: o azzera completamente quel modello di tempo scuola e converte le risorse di organico eccedenti in organico funzionale flessibile e destrutturato oppure lo riassorbe interamente e chiude un’esperienza che è risultata poco convincente.