Autonomia regionale differenziata: il nuovo quadro del sistema educativo

Autonomia regionale differenziata/3

È difficile, al momento attuale, prevedere a quali risultati concreti si arriverà nelle prossime settimane.

Il tentativo pone, certamente, una serie di questioni complesse e di criticità non solo di legislazione, ma anche di governo dei processi, di attuazione, di continuità, di qualità dei servizi.

Per il settore istruzione è indubbio che la questione più delicata e complessa è quella che riguarda il personale della scuola. Occorre conciliare le garanzie costituzionali della libertà d’insegnamento, delle pari opportunità formative, di omogeneità di requisiti di accesso alla professione docente e di mobilità sull’intero territorio nazionale e la flessibilità della gestione in relazione alle esigenze del territorio, alla rete scolastica, alle politiche di sviluppo del servizio a livello della singola regione. Parimenti importanti si configurano i trasferimenti di competenze funzionali in particolare al potenziamento dell’istruzione tecnica, riconoscendo alle regioni il potere di definizione dell’organizzazione delle Fondazioni ITS.

Nel complesso l’istruzione resta una competenza dello Stato mentre verrebbe riconosciuto alle Regioni la competenza legislativa sulla definizione delle modalità organizzative e attuative idonee a realizzare un sistema integrato di istruzione e di istruzione e formazione professionale. L’obiettivo prioritario del trasferimento è il superamento della duplicazione delle competenze articolate su diversi livelli di governo. Le modalità di trasferimento delle risorse ipotizzano la compartecipazione al gettito di uno o più contributi erariali nel territorio, la spesa storica sostenuta dallo Stato nella Regione, l’introduzione entro 5 anni dei costi standard.

Da questi nuovi assetti istituzionali possono derivare problemi, mettendo a rischio le aspettative che invece li hanno fatto emergere. La scuola è un servizio per tutti i cittadini; di qui l’urgenza di un approfondito confronto sul tema, senza farsi prendere da letture di parte. Appare evidente che occorre un nuovo progetto di governance del sistema d’istruzione e di istruzione e formazione professionale, con la definizione puntuale del ruolo che compete a ogni soggetto costitutivo della Repubblica per favorire la costruzione di politiche pubbliche comuni e lo sviluppo di azioni di governo coerenti, comprese quelle relative al finanziamento del sistema d’istruzione.

Si tratta di definire una metodologia di costruzione delle decisioni capace di garantire una maggiore partecipazione e responsabilizzazione dei cittadini nel processo di elaborazione delle politiche formative. C’è dunque la necessità, ancora più forte con l’autonomia differenziata, di rimodellare i processi decisionali non solo territoriali, riorganizzando e riconvertendo i relativi apparati di supporto, gli strumenti conoscitivi, i sistemi informativi.

Il miglioramento della governance, passa, infatti, attraverso la concertazione tra le istituzioni nazionali, regionali, locali e la società civile organizzata (organizzazioni sindacali, professionali, le associazioni datoriali, etc) perché i principi da assumere sul versante organizzativo sono l’apertura, la partecipazione, la responsabilità, l’efficacia e la coerenza.