Anief: I sindacati maggioritari si ravvedono e ricorrono come noi

Hanno il loro daffare i tribunali amministrativi e civili per fronteggiare le valanghe di ricorsi contro la legge 107/2015 sulla Buona Scuola, dopo che anche i sindacati hanno rotto gli indugi e hanno lanciato la loro campagna di opposizione alla riforma in sede giudiziaria.

L’Anief, che di ricorsi ne ha sostenuto (e non da oggi) in quantità notevole, non si è lasciata sfuggire l’occasione per ironizzare sulla scelta dei sindacati maggioritari di ricorrere alle vie legali per tutelare talune categorie di docenti precari.

Risultano simili – osserva l’Anief – sia le motivazioni che i modelli di domanda cartacea, per far accedere al piano straordinario di immissioni in ruolo, previsto dalla Legge 107/15, anche i precari ingiustamente lasciati fuori dalle immissioni in ruolo.

Ma Flc-Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda – osserva il sindacato di Pacifico – sposano la fisionomia battagliera del giovane sindacato anche su altri passaggi della riforma: l’illegittima esclusione dalle immissioni in ruolo dei docenti della scuola dell’infanzia e degli Ata, le minacce alla libertà d’insegnamento, la chiamata diretta, il merito, le incursioni in materia contrattuale.

Per Tuttoscuola – continua l’Anief – è il segno dell’ormai scarsa fiducia che anche i Confederali ripongono nelle tradizionali forme della lotta sindacale e nello stesso strumento della contrattazione.

Con una malcelata punta di orgoglio Marcello Pacifico (presidente Anief) osserva: abbiamo tracciato la strada, convincendo i cinque sindacati rappresentativi della scuola a seguirci. Certo, fa un certo effetto trovarsi in compagnia di quelle stesse sigle che per anni hanno sostenuto che l’Anief non faceva sindacato, perché utilizzava l’arma ‘impropria’ del tribunale.

Ma il tempo è galantuomo. Soprattutto con chi, come l’Anief, è riuscito a inanellare vittorie su vittore nelle aule di giustizia. Portando a casa risultati tangibili. Mentre gli altri sindacati, ora ravveduti, continuavano a firmare accordi a perdere.