Andrea Camilleri e quell’appello a valorizzare la Storia

Tre mesi fa, poco prima del malore che l’ha portato alla morte, Andrea Camilleri aveva sottoscritto, insieme a Liliana Segre e Andrea Giardina, un appello a valorizzare la Storia come materia di insegnamento nelle scuole e nelle università.

Vogliamo rendere omaggio a questo importante e popolare scrittore, che è sempre stato attento alla formazione dei giovani, ricordando questo suo appello che nella parte conclusiva chiedeva che “la prova di storia venga ripristinata negli scritti dell’esame di Stato delle scuole superiori, che le ore dedicate alla disciplina nelle scuole vengano incrementate e non ulteriormente ridotte, che dentro l’università sia favorita la ricerca storica, ampliando l’accesso agli studiosi più giovani”.

Sulla prima delle tre proposte abbiamo già espresso, come Tuttoscuola, le nostre riserve, legate alla infinitesima percentuale di maturandi (dallo 0,6 al 3%) che negli ultimi dieci anni ha scelto di svolgere il tema storico, ma sulle altre due siamo in perfetta consonanza. Anche secondo noi “La storia è un bene comune”, e occorre salvaguardare e sviluppare la ricerca storica intesa come “sapere critico non uniforme, non omogeneo, che rifiuta il conformismo e vive nel dialogo”.

Va rispettata la storia e vanno rispettati gli storici. Ciò è necessario soprattutto nel nostro tempo in cui, come sostiene l’appello sottoscritto da Camilleri, “la comunicazione semplificata tipica dei social media fa nascere la figura del contro-esperto che rappresenta una presunta opinione del popolo, una sorta di sapienza mistica che attinge a giacimenti di verità che i professori, i maestri e i competenti occulterebbero per proteggere interessi e privilegi”. Ma “I pericoli sono sotto gli occhi di tutti: si negano fatti ampiamente documentati; si costruiscono fantasiose contro-storie; si resuscitano ideologie funeste in nome della deideologizzazione”. Si stanno diffondendo “in molte società contemporanee sentimenti di rifiuto e diffidenza nei confronti degli ‘esperti’, a qualunque settore appartengano, la medicina come l’astronomia, l’economia come la storia”.

Ma “Ignorare la nostra Storia vuol dire smarrire noi stessi, la nostra nazione, l’Europa e il mondo. Vuol dire vivere ignari in uno spazio fittizio, proprio nel momento in cui i fenomeni di globalizzazione impongono panorami sconfinati alla coscienza e all’azione dei singoli e delle comunità”.

Per queste buone ragioni, che condividiamo e sottoscriviamo, la conoscenza critica della storia va rafforzata nella scuola italiana, e si deve favorire la ricerca storica nelle università. Sarebbe anche un degno modo di onorare la memoria di Andrea Camilleri.