Anci: ‘Oltre 5mila bambini rinunciano alla mensa scolastica’

Sono oltre 5mila i bambini, di 25 città italiane, che hanno rinunciato alla refezione scolastica e si portano il pasto da casa. E su questi, 4mila solo a Torino, dove c’è il disagio più forte”. A fornire il dato è Cristina Giachi, vice sindaco di Firenze e presidente della commissione Istruzione politiche educative ed edilizia scolastica dell’Anci, a margine del convegno “Mensa scolastica: + sicurezza + qualità + contrasto allo spreco” che si è tenuto ieri al Palazzo delle Aquile di Palermo. Presente anche la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli.

Al Sud maggiore attitudine a consumare il pasto portato da casa

I dati parziali fanno parte dei primi risultati di una indagine condotta dall’Anci su 46 comuni italiani con più di 100mila abitanti e che, sottolinea Giachi, mostra “una situazione variegata nel Paese”. A dare il via alla ricerca, la sentenza della Corte di appello di Torino del 21 giugno 2016 che ha dato il via libera alla possibilità di consumare alla mensa scolastica il pasto preparato a casa. “Dobbiamo distinguere fra chi si è allontanato dal servizio di refezione e chi non lo ha mai utilizzato – sottolinea Giachi – Ci sono città d’Italia, sopratutto nel Sud, dove c’è una maggiore abitudine a consumare il pasto portato da casa: non significa protestare contro il servizio pubblico, ma è un fatto culturale. Diverso è il caso delle città del Nord dove, anche a seguito delle sentenze del tribunale, si è assistito ad un allontanarsi dal servizio pubblico. Casi di protesta a cui diamo una lettura politica molto diversa”.

Fuga dalla dimensione collettiva

Secondo il vice sindaco di Firenze, “le ragioni profonde di questa scelta vanno ricercate in una deriva individualista di una parte della società. Non sono necessariamente le fasce più deboli della società, anzi spesso sono gruppi trainanti della medio borghesia che portano con sé i ceti meno abbienti. Una fuga dalla dimensione collettiva dovuta a una forma di presa di distanza dall’istituzione scolastica e dallo stare in una società”. A fare da motore a questo comportamento è stata comunque un’insoddisfazione verso il servizio pubblico. “A Torino, si è partiti da un caro-mensa e si è scatenato un movimento di protesta contro la tariffa di refezione scolastica” spiega. Secondo l’Anci, “dato che la mensa è un momento educativo, è necessario che il Miur si preoccupi con noi dell’educazione e della formazione degli insegnanti che devono sfruttare questo momento e anche il ministero della Salute deve fare la sua parte stabilendo protocolli e linee guida”.