Alunni distratti? Come stimolare l’apprendimento nelle scuole primarie e secondarie

di Daniele Novara, pedagogista

«Signora. Suo figlio è distratto!». Tutti i giorni gli insegnanti si lamentano di alunni e studenti con i genitori. In realtà mantenere l’attenzione in classe con i metodi tradizionali sta diventando un’impresa titanica, soprattutto quando la spiegazione del docente non è particolarmente accattivante. In classe l’apice di attenzione raggiunge i 10 minuti, poi cala e risale solo dopo 20 minuti. Nonostante questo la didattica italiana si basa sulla lezione frontale: per molte ore al giorno l’insegnante spiega, i ragazzi ascoltano seduti al banco, anche se una buona parte di questo tempo è di fatto “sterile” dal punto di vista dell’apprendimento.

Inoltre, come dimostrano gli studi sul sistema dei neuroni specchio, per imparare è fondamentale l’interazione sociale: osservando gli altri, infatti, il nostro cervello si attiva di più e dal confronto con il gruppo si stimolano gli elementi emotivi e motivazionali necessari all’apprendimento. Negli ultimi anni, inoltre, si è diffusa la moda della didattica digitale, nella convinzione che migliori la capacità di concentrazione dei ragazzi. Ma non è cosi, anzi.

Il digitale crea dipendenza da stimoli visivi e interattivi, diminuisce l’interesse nei confronti della realtà e rende ancora più fragile l’attenzione degli studenti. La tecnologia funziona solo se utilizzata in modo collettivo. Il CPP – Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti, che ho fondato trent’anni fa e tuttora dirigo, per affrontare queste questioni e proporre un nuovo modo di stimolare l’apprendimento nelle scuole primarie e secondarie sabato 14 aprile a Milano organizza il convegno nazionale “La lezione non serve – La scuola come comunità di apprendimento”.

Il modello di insegnamento che proponiamo si basa su una pratica molto antica, la maieutica, che pone al centro del processo di apprendimento lo studente e non l’insegnante. Facendo esperienza insieme agli altri e affrontando in gruppo i problemi i ragazzi imparano autonomamente. Bisogna porre gli studenti in situazioni attive: incontri, sperimentazioni, laboratori, percorsi, ricerche di gruppo. In questo percorso l’insegnante ha un ruolo molto importante: è il regista che gestisce e regola il lavoro collettivo del gruppo e quello individuale.