Alternanza scuola lavoro e FIT: Bussetti alla Camera su Legge di Bilancio

Il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, in audizione questa mattina alla Camera per illustrare gli interventi nella legge di bilancio per scuola, università e ricerca, si è limitato ad illustrare, articolo per articolo, gli interventi previsti.

Il Ministro si è soffermato in particolare su un paio di questioni “calde” che nei successivi interventi dei deputati della Commissione sono stati oggetto di valutazioni critiche: la modifica dell’alternanza scuola-lavoro e la riforma della FIT per la formazione iniziale e il reclutamento dei docenti della secondaria di I e di II grado.

Per l’alternanza scuola-lavoro (art. 57 – razionalizzazione della spesa) ha precisato che l’istituto normativo cambia natura, vede ridotte le ore obbligatorie previste, fissando un minimo orario per consentire interventi aggiuntivi delle scuole in autonomia. Ha precisato anche che le modifiche comportano risparmi di risorse da destinare ad altri interventi per la scuola.

Per la riforma della FIT (art. 59 del ddl) ha motivato il cambiamento del decreto legislativo 59/2017 soprattutto per averne abbreviato i tempi di espletamento e di avere ridotto le spese di funzionamento.

Tra i diversi interventi dei deputati di opposizione che si sono susseguiti, proprio i due argomenti sono stati oggetto di critica (Fusacchia, Frassinetti, Aprea) con particolare riferimento all’alternanza, un istituto che è stato ritenuto snaturato e depotenziato.

In particolare, l’on. Fusacchia ha chiesto al Ministro dell’impegno a dirottare sugli stipendi del personale scolastico molte risorse tratte dal reddito di cittadinanza.

L’on. Valentina Aprea (Forza Italia) nel suo appassionato e qualificato intervento (atteso e apprezzato anche da esponenti di altri partiti) ha ricordato che le finalità dell’alternanza scuola-lavoro erano state ben definite con la legge Moratti, trovando qualificata applicazione nel corso degli anni prima che la legge della Buona Scuola la rendesse obbligatoria. Immotivato, quindi, a suo parere, un declassamento e un depotenziamento dell’istituto normativo basato su talune esperienze negative, ignorando le tante riuscite esperienze soprattutto in Lombardia.

Ancor prima di entrare nel merito delle diverse materie sull’istruzione presenti nel ddl, l’Aprea ha evidenziato due importanti questioni di metodo. Prima di tutto ha criticato la mancanza di un intervento organico di riforma (o controriforma alla Buona Scuola) da presentare prioritariamente al Parlamento. Modus in rebus, ha detto, il Parlamento deve essere messo in grado di conoscere e di valutare, come fece a suo tempo anche con la legge Moratti per la quale furono decine e decine le sedute in commissione e in assemblea, durante le quali si raccolsero proposte, pareri ed emendamenti.

In secondo luogo, secondo l’esponente di Forza Italia (e di altri deputati intervenuti), gli interventi sull’istruzione (in particolare quello sulla formazione dei docenti di secondaria) non possono essere espressi a pizzichi e bocconi o attraverso emendamenti, rimettendone la valutazione ad altre commissioni parlamentari soltanto per il profilo finanziario e sottraendoli alla valutazione organica della commissione competente.