AlmaDiploma 2019. Istituti professionali nel limbo

Il giorno 30 gennaio sono stati presentati a Firenze i risultati dell’ultimo Rapporto AlmaDiploma, dedicato al tema “Esiti a distanza e profilo dei diplomati”. Proprio il giorno prima era venuto meno dopo lunga malattia il fondatore di AlmaLaurea e AlmaDiploma, Andrea Cammelli, docente di Statistica all’Università di Bologna. Avrebbe compiuto 76 anni il 4 marzo 2019, lo stesso giorno del suo coetaneo Lucio Dalla, come amava ricordare. Il convegno si è dunque aperto nel ricordo dello studioso e con l’impegno a proseguire la sua infaticabile attività di esplorazione dei destini professionali, ma anche umani e sociali, dei giovani laureati e diplomati.

Quest’anno il Rapporto, che ha riguardato quasi 85mila diplomati tra il 2015 e il 2017, ha dedicato particolare attenzione ai diplomati degli istituti professionali, notando che rispetto a quelli degli istituti tecnici e dei licei sono quelli che si dichiarano in maggiore misura pentiti della scelta fatta: a tre anni dal diploma quasi il 40% riconosce di aver sbagliato indirizzo e scuola, una percentuale che cresce rispetto all’insoddisfazione espressa subito dopo l’esame (26%), mentre il contrario accade per i diplomati liceali e tecnici.

La ragione di questa accresciuta insoddisfazione va ricondotta, secondo il Rapporto, al venir meno delle aspettative di un più facile accesso al lavoro che i diplomati professionali nutrivano avendo scelto un indirizzo di studio esplicitamente finalizzato al rapido ingresso nel mercato del lavoro.  Se a un anno dal diploma il tasso di disoccupazione dei diplomati è complessivamente del 19,4%, esso si riduce lievemente tra i diplomati tecnici (18,2%) e i liceali (18,4%) ma raggiunge il 24,5% tra i diplomati professionali. Anche a distanza di tre anni dal titolo il tasso di disoccupazione dei diplomati professionali (13,3%) è più alto di quello dei tecnici (11,2%).

Questo dato associato alla maggiore insoddisfazione dei diplomati fa riflettere sulla crisi in atto nei professionali– è il commento di Mauro Borsarini, attuale presidente di AlmaDiploma – ma dall’indagine emerge la necessità comunque di una revisione.Gli stessi ragazzi chiedono una formazione più ampia e al loro disagio va data una risposta”.

Se l’analisi dello studioso è corretta, la richiesta di una “formazione più ampia” si porrebbe in controtendenza con le riforme degli istituti professionali fatte negli ultimi 13 anni, tutte orientate ad accrescerne la valenza marcatamente operativa anche per differenziarla da quella a banda più larga e più aperta alla continuazione degli studi riservata agli istituti tecnici.