Al via le iscrizioni per studiare all’estero con Intercultura: 2.200 posti in 65 paesi, 1.500 le borse di studio

Aprono da oggi, 1 settembre, le iscrizioni al concorso di Intercultura. Accedendo al sito www.intercultura.it è possibile iscriversi fino al 10 novembre 2018  al nuovo bando 2019-20 per trascorrere un intero anno scolastico, un semestre, un trimestre, un bimestre o 4 settimane estive in uno dei 65 Paesi di tutto il mondo dove la Onlus promuove i suoi programmi. Più di 2.200 i posti disponibili e 1.500 le borse di studio, tra quelle sponsorizzate e quelle messe a disposizione da Intercultura. Il bando è rivolto a tutti gli studenti delle scuole superiori nati tra il 1 luglio 2001 e il 31 agosto 2004.

Le 1.500 borse di studio parziali o totali, di cui circa la metà provengono dall’apposito fondo di Intercultura, consentono la partecipazione ai programmi da parte degli studenti più meritevoli e bisognosi di sostegno economico (si va dalle borse totali che coprono il 100% della quota di partecipazione, a quelle parziali che coprono una percentuale variabile tra il 20% e l’80% della stessa). Le altre centinaia, tra borse di studio totali e contributi sponsorizzati, saranno messe a disposizione grazie alla collaborazione tra la Fondazione Intercultura e diverse aziende, banche, fondazioni ed enti locali. L’elenco verrà  continuamente aggiornato sul sito alla pagina http://www.intercultura.it/borse-di-studio-offerte-da-sponsor

Il RICONOSCIMENTO DEL PERIODO TRASCORSO ALL’ESTERO E L’ALTERNANZA SCUOLA E LAVORO: per gli studenti che frequentano all’estero l’intero anno scolastico, la normativa scolastica italiana riconosce la possibilità di accedere alla classe successiva senza ripetere l’anno. Il Ministero dell’Istruzione ha chiarito (nota 843/2013) che le esperienze di studio all’estero sono “parte integrante dei percorsi di formazione e di istruzione” e che sono “valide per la riammissione nell’istituto di provenienza”. (www.intercultura.it/normativa).

Inoltre, le esperienze di studio all’estero sono equiparate ai progetti di Alternanza Scuola Lavoro: per riconoscerle contano le competenze acquisite e il parere del Consiglio di Classe. Il 28 marzo 2017 il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca ha pubblicato la Nota MIUR prot. 3355 ​​con alcuni importanti chiarimenti sull’Alternanza Scuola Lavoro. In particolare, al punto 7 il MIUR si esprime sull’Alternanza Scuola Lavoro per “gli studenti che partecipano a esperienze di studio o formazione all’estero”. (http://www.intercultura.it/studenti/faq/).

La novità che va ad aggiungersi quest’anno alla proposta di Intercultura è che, al fine di fornire alla scuola gli elementi per valutare l’intero percorso seguito dallo studente, l’associazione fornirà al termine di ogni fase del programma la certificazione delle competenze acquisite (https://www.intercultura.it/studenti/fasi-del-programma/) calcolate in: 30 ore per aver partecipato alle selezioni; 40 ore per la formazione prepartenza che i volontari forniscono a tutti i vincitori del concorso di Intercultura; fino a 80 ore per il soggiorno all’estero e fino a 15 ore per la formazione al rientro.

La marcia in più nella vita e nel lavoro, a partire dalla maturità: gli ex partecipanti di Intercultura quest’anno hanno ricevuto un voto tra 90 e 100 per il 47,3% (tra questi il 25,1% 100 o 100 e lode)

I benefici e le competenze che si acquisiscono attraverso i programmi di mobilità individuale sono sempre più conosciuti e riconosciuti tra gli studenti e le famiglie italiane, tanto da spingere lo scorso anno oltre 7.000 adolescenti a partecipare il concorso.

Il risultato è già evidente dagli ottimi voti ottenuti dai ragazzi che hanno trascorso un periodo all’estero  con Intercultura e che hanno da poco sostenuto l’esame di maturità. Sui 370 ragazzi che hanno risposto a un breve questionario – quindi un gruppo non rappresentativo, ma solo indicativo del totale dei maturandi ex partecipanti di Intercultura, più di uno su quattro (il 25,1%) ha ottenuto 100 e 100 e lode e il 22,2% ha ricevuto un voto tra il 90 e il 99. Un grande risultato (in totale il 47,3% ha ricevuto un voto superiore al 90), visto che, secondo i primi risultati dalle rilevazioni effettuate dal MIUR chi quest’anno ha ottenuto 100 e lode è stato l’1,3% dei maturandi; il 5,7% ha ottenuto voto 100 e le ragazze e i ragazzi con un voto fra 91 e 99 sono stati il 9% per un totale pari al 16%.

Tra i benefici più immediati e riscontrabili del periodo trascorso all’estero, naturalmente, c’è il miglioramento della conoscenza della lingua straniera (63%) come testimonia Alessandro, un anno in Honduras dove le scuole sono spesso bilingue: “In inglese ho trovato notevoli differenze rispetto i miei compagni!”. Tuttavia il miglioramento del rendimento scolastico, secondo il 18,9%, è trasversale su tutte le materie: Irene, un anno in Thailandia, spiega ad esempio “Ho notato una maggiore facilità nel memorizzare le informazioni da studiare rispetto ai miei compagni, probabilmente grazie al fatto di aver imparato una lingua come il thai in un anno.”. Si migliora  in particolare nelle materie umanistiche (25,1%), perché si è stati a confronto con una cultura diversa, aprendo così la propria mente, e quelle scientifiche (12,4%) grazie alla possibilità avuta di frequentare sistemi scolastici dove l’insegnamento di tali discipline è ad alti livelli.

Un dato molto incoraggiante è il numero di studenti (42,2%) che, al rientro dall’esperienza di mobilità all’estero, non ha trovato difficoltà nel reinserimento a scuola e nella valutazione dell’esperienza fatta, segno che la scuola italiana si sta finalmente orientando verso una comprensione dell’utilità di esperienze internazionali. All’opposto, la temuta eventualità, paventata più dagli insegnanti che dai ragazzi stessi, di non essere in grado di stare al passo con il programma, emerge essere l’ultima delle difficoltà, indicata dal 20,8% dei rispondenti, come, effettivamente, dimostrano i risultati ottenuti all’esame di maturità. Lo può testimoniare Penelope, che ha ottenuto il massimo dei voti alla maturità, e che si è trovata nella situazione più difficile, ovvero tornare a scuola a gennaio dopo aver trascorso un semestre all’estero (in Argentina nel suo caso) quando l’anno scolastico è nel pieno svolgimento: “L’esperienza mi ha aiutata ad affrontare le prove di verifica durante l’anno e lo stesso esame di maturità con il giusto peso, senza ansie eccessive”.

Al di là del programma prettamente scolastico, quali sono state effettivamente le competenze sviluppate che questi adolescenti si giocheranno nel proprio curriculum lavorativo e personale nel corso della loro vita? Innanzi tutto una maggiore indipendenza (88,9%), alla faccia di chi vuole etichettare a tutti i costi come eterni “bamboccioni” questa generazione di globetrotter, e una maggiore capacità di affrontare imprevisti e situazioni diverse da quelle conosciute (86,2%), che altro non è che il modo migliore per perpetuare il Made in Italy nel mondo, ovvero l’affermazione dell’originalità e della fantasia italiane. Seguono: uno spiccato pensiero critico (78,9%) sviluppato grazie all’impostazione di molti sistemi scolastici esteri che danno maggiore opportunità agli studenti di esprimere il proprio giudizio, e la tanto richiesta capacità di problem solving (63,8%). Il cambiamento nella persona è totale: ci si sente più maturi e cittadini responsabili, con un ruolo nella società in cui si vive, come scrive Francesca, un anno trascorso nelle Filippine: “Ho notato di aver sviluppato una maturità ancora piuttosto acerba nei miei coetanei e non posso che attribuirlo all’esperienza all’estero. Ogni giorno mi accorgo che nelle decisioni e nelle osservazioni di tutti i giorni sono influenzata dalla vita che ho avuto all’estero e mi ritengo fortunata nel poter vedere la realtà che mi circonda attraverso un caleidoscopio di punti di vista che altresì non avrei potuto concepire.

Tra i dati più positivi è l’incremento della percentuale dei professori che apprezza pienamente l’esperienza all’estero vissuta dal proprio studente: 27,6% (e il 45,7% in parte). Che cosa giudicano positivamente in particolare i docenti? Al di là della conoscenza delle lingue  (61,4%), è interessante constatare che viene notata soprattutto la maggiore capacità di partecipare attivamente alle lezioni (52,4%): questo perché molti partecipanti ai programmi si rendono conto solo una volta all’estero che il diritto allo studio non è così scontato come hanno sempre creduto e sviluppano un maggiore rispetto verso l’istituzione scolastica. Seguono: il livello di preparazione complessiva (35,9%) che evidentemente non ha subìto ripercussioni negative dal periodo trascorso in  una scuola dove vengono insegnate materie e programmi diversi, e la velocità nell’apprendimento (33,5%) che permette agli studenti di rimettersi alla pari dei propri compagni nel corso dell’estate, una volta rientrati in Italia. Insomma, anche se i professori ancora hanno difficoltà a comprendere nel concreto che cosa i loro studenti abbiano appreso e sviluppato all’estero, alla fine, come spiega Enrica, un anno in Repubblica Ceca: “Hanno avuto particolare apprezzamento della maturità acquisita durante il soggiorno all’estero, della consapevolezza didattica, della capacità di reintegrarmi efficacemente, e della destrezza nel parlare in pubblico anche davanti ad una platea consistente”.

Archiviata la maturità, gli “ex borsisti” stanno già programmando il loro futuro: l’82,4% andrà all’università e tra questi, il 37,3% nella propria città o comunque vicino a casa, il 53,1% fuori sede e il 9,5% all’estero, in Europa (Austria, Spagna, Svizzera, Ungheria, Olanda, Regno Unito…), spesso tornando nella stessa città dove hanno trascorso il loro anno all’estero da adolescenti.