Affinché il 5xmille non sia una risorsa virtuale

L’articolo 15 del ddl sulla Buona Scuola prevede che in sede di dichiarazione dei redditi possa essere destinato il 5 x mille a favore delle istituzioni scolastiche.

I contribuenti “indicano l’istituzione scolastica del sistema nazionale di istruzione alla quale devolvere la somma e quella quota di risorse viene iscritta nel Fondo per il funzionamento … per essere destinata alle singole istituzioni beneficiarie in misura proporzionale alle scelte espresse, ferma restando la destinazione di quota parte della somma complessiva pari al 10 per cento, alle istituzioni poste in zone a basso reddito”.

Buona la proposta, che apre scenari molto promettenti per le scuole e buona la previsione di riservare una quota (e il 10% sembra poco) del fondo alle scuole disagiate, ma sulla proposta complessiva incombe il rischio di trasformare le risorse attese in risorse virtuali. Vediamo perché.

La legge di stabilità 2015 ha fissato in 500 milioni (prima erano 400 milioni) il limite massimo di esborso dello Stato per la distribuzione delle risorse del 5 per mille ai soggetti beneficiari. Quando la legge è stata approvata, non era ancora stata prevista la presenza delle istituzioni scolastiche tra i possibili beneficiari.

Quei 500 milioni dovrebbero andare a favore del finanziamento di associazioni di volontariato e non lucrative di utilità sociale, associazioni e fondazioni di promozione sociale, enti di ricerca scientifica, universitaria e sanitaria, comuni e associazioni sportive dilettantistiche e delle attività di tutela, promozione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici. Si tratta di numerosi soggetti del terzo settore alla ricerca di sostegno per le loro attività, che ora dovranno spartirsi i 500 milioni con le istituzioni scolastiche che, a loro volta, dovranno contenderli a chi ne beneficiava già prima.

A invarianza del tetto, il 5 per mille destinato alle istituzioni scolastiche rischia di essere di gran lunga superiore a quello che potrà essere effettivamente erogato. Inoltre molti ‘vecchi’ beneficiari rischiano di essere estromessi dal beneficio per la pesante concorrenza delle istituzioni scolastiche, che sono tante e dispongono di un forte potenziale di attrazione.

Non resta che una cosa da fare: elevare il tetto dei 500 milioni in modo congruo.