Abbandoni: l’Italia quart’ultima in Europa

Oltre a quello dei laureati, l’Unione Europea ha fissato per il 2020 altri obiettivi formativi, tra cui anche quello della riduzione al 10% della percentuale dei giovani tra i 18 e i 24 anni che lasciano prematuramente i percorsi di istruzione e formazione. Più precisamente, la rilevazione curata da Eurostat e resa nota in questi giorni ha riguardato i giovani che non sono andati oltre il titolo del primo ciclo di scuola secondaria e che, nelle ultime quattro settimane precedenti la rilevazione, non hanno nemmeno attivato alcun percorso formativo.

Dei 28 Paesi dell’Unione nel 2018 ben 17 sono già scesi sotto il 10% del tasso di dispersione, tra cui, tra gli altri, il Belgio, la Francia, la Grecia, la Croazia, la Slovenia, i Paesi Bassi.

Tra i Paesi non aderenti all’UE, sono già scesi sotto il tasso d dispersione del 10% la Svizzera, la Norvegia, il Montenegro, la Macedonia e la Serbia.

Complessivamente, nonostante vi siano ancora undici Paesi più o meno lontani dall’obiettivo del 10%, la media generale UE è del 10,6%, grazie soprattutto alle donne, attestate all’8,9%, mentre i giovani maschi sono al 12,2%.

E i giovani italiani? Sono fermi al 16,5%, cioè al quartultimo posto, davanti a Romania, Malta e Spagna.

E ancora una volta, come per i laureati, sono le ragazze a migliorare le prestazioni, riuscendo a contenere il tasso di dispersione con quattro punti di percentuale in meno: 12,3% contro il 16,5%.

Eurostat ha messo a confronto anche i dati di dispersione del 2006 per consentire di valutare i progressi dei Paesi UE negli ultimi dodici anni verso l’obiettivo di Lisbona 2020.

Nel 2006 l’Italia era al 20,4%, con i maschi al 23,8% e le donne al 17%.

Nel 2006 l’Italia precedeva per maggiore percentuale di dispersione tre Paesi dell’UE: Malta, Spagna e Portogallo. Quest’ultimo ha lasciato il posto alla Romania.

Ma l’Italia, pur riducendo di sei punti in percentuale il tasso di dispersione, continua a rimanere tra gli ultimi Paesi dell’Unione.