Chiamata diretta: il coraggio del rinvio

Al Miur in queste ore si stanno decidendo gli ultimi contenuti delle Linee guida per la cosiddetta chiamata diretta dei docenti dagli ambiti territoriali alle scuole che potrebbero prevedere, come comunicato nell’informativa sindacale, un’applicazione immediata nei prossimi giorni. 

Ci chiediamo: le Linee guida saranno comunque pubblicate o prevederanno un rinvio della loro applicazione?

Un eventuale rinvio al 2017-18 dell’applicazione di questa strategica norma della Buona Scuola potrebbe essere giustificato da diverse considerazioni riferite alla situazione attuale delle scuole, al merito della riforma e ai tempi della sua applicazione.

La situazione attuale delle scuole. Siamo ormai a un mese dall’inizio dell’anno scolastico e in questo momento quasi tutti i dirigenti scolastici e gli uffici di segreteria sono in ferie o stanno concludendo faticosamente, oltre ai normali adempimenti di fine anno, le due complesse e delicate pendenze innovative della 107 relative al bonus per la premialità dei docenti e al consuntivo della card personale dei 500 euro per la formazione. In particolare per gli istituti superiori si sono concluse da poche ore (e non ovunque) le operazioni degli esami di maturità.

Inoltre una buona parte degli organici delle scuole è ancora da definire, in attesa degli ultimi trasferimenti e delle assegnazioni provvisorie.

Obiettivamente non vi sono tutte le condizioni per dare immediata applicazione, in modo efficace e appropriato, ad una riforma di grande portata innovativa come quella che si prospetta.

Il merito dell’innovazione. La Disal ha riassunto con efficacia il merito di questa innovazione, evidenziando i due corni della questione in un auspicabile incontro virtuoso tra domanda e offerta: Accettare un modello innovativo significa riconoscere il dettato della L. 107 che fa corrispondere l’assegnazione di un incarico all’effettiva presenza di competenze che rendono proprio quella persona adatta a svolgere quell’insegnamento e che riconosce nell’autonomia del dirigente scolastico la funzione capace di scegliere con il fine di realizzare il piano formativo della propria scuola.

Un incontro, questa la novità della Legge, tra due soggetti – la comunità scolastica ed il docente – nella prospettiva di valorizzare – cioè dar valore in funzione di un compito formativo – “il curriculum, le esperienze e le competenze professionali” di chi ha scelto di insegnare. Senza escludere – come la Legge prevede – la possibilità di un colloquio da parte del prèside che espliciti e consenta di conoscere i ruoli professionali necessari all’istituto e confrontarli con le ragioni, le attitudini, le esperienze, le qualità di chi si candida. Un modello in uso in molti Paesi europei (dove peraltro il preside è affiancato da altri docenti esperti delle varie aree disciplinari, Ndr) che salvaguardia il libero incontro tra domanda ed offerta e riconosce le competenze professionali di chi insegna.

La DISAL conclude con una condivisibile preoccupazione. Non vorremmo buttar via il bambino dell’autonomia nella scelta dei docenti con l’acqua sporca di una situazione poco chiara e che potrebbe non tutelare i cointeressati (présidi, docenti, studenti).

I tempi. La Cisl-scuola Lombardia propone il rinvio dell’applicazione della norma: “Un discutibile efficientismo di facciata da parte del Miur sta provocando un caos organizzativo mai visto nelle scuole costringendo i dirigenti scolastici a revocare le ferie del personale e le proprie per procedere alla definizione dei bandi oltre tutto in tempi ristrettissimi“.

è evidente che la maggior parte dei dirigenti, a fronte di tempi così ristretti e per non incorrere in contenziosi, non procederà con la chiamata diretta, come prevede la legge, bensì con la chiamata surrettizia sulla base di una graduatoria non ufficiale, costruita con i criteri di quelle vecchie, procedendo in un senso diverso da quanto previsto dalla legge“.

Il rinvio delle operazioni di un anno – conclude la nota – “sarebbe da considerare di buon senso e consentirebbe di mettere a punto gli strumenti necessari per rendere effettiva ed efficiente l’applicazione della legge sulla ‘Buona scuola’. In alternativa si chiede che venga applicato, per quest’anno, quanto previsto dal comma 82 della Legge 107 che prevede di mettere in capo le operazioni agli uffici scolastici regionali“.

Gli strumenti. Se il ministro condivide le gravi criticità della situazione e vuole salvare il merito dell’innovazione di cui porta in buona parte merito e responsabilità, ci pensi prima di rischiare un clamoroso flop per una applicazione tutta formale che potrebbe compromettere la qualità della riforma.

Questa innovazione è strategica nel quadro riformatore della Buona Scuola: non la sprechi.

Trovi gli strumenti adatti e rinvii l’applicazione delle Linee guida per la chiamata diretta.

Volere a tutti i costi l’applicazione dell’innovazione potrebbe trasformarsi in un boomerang politico.